Lettera aperta di Paolo Lutteri –9 maggio 2024
Cara Gabriella,
di solito scrivo queste lettere con la penna stilografica su un foglio bianco. Rileggendo, faccio qualche ritocco, poi mi tocca digitare la tastiera per copiarla su computer. La penna mi serve come bacchetta magica anche per indirizzare i pensieri, l’inchiostro che scorre è un percorso di parole e di argomenti da trattare. Nella società tecnologica avanzata di oggi sono ancora un dinosauro, anche se capisco che computer e smartphone sono più pratici, mi riservo qualche compiacimento di scrittura all’antica.
Purtroppo constato che a mano non si scrive più tanto: volendo puoi dettare un testo e te lo scrive il computer; invece di un sms puoi fare un vocale con what’s app. I giovani fan così quasi tutti. E perlopiù non leggono, al massimo sfogliano (pardon: scrollano) i titoli delle news sul telefonino.
I più piccoli divorano le figure, le immagini colorate, le animazioni dei fumetti in tv, sul tablet, sullo smartphone dei genitori. I genitori non raccontano più novelle, mollano i pupi davanti a uno schermo e via.
Come tu mi segnali, ben fanno i pedagoghi francesi, e non solo loro, a preoccuparsi delle conseguenze delle infiltrazioni psichiche di visioni senza controllo salutistico ed etico. Sul web c’è di tutto e i più piccoli non sono maturi per capire le scelte. Prevale la curiosità, l’emozione e la trasgressione, senza neppure sapere che cosa siano. Gli schermi sono connessi con tutte le sfaccettature del mondo, anche quelle perverse o false. Contrastare l’iperconnessione dei minori con una legge, come propone una Commissione francese, sembra difficile, sia per definire le soglie dell’età critica dei bambini (3 anni, 6 anni, 11 anni?) sia per effettuare i controlli e comminare sanzioni. Di base la protezione dei minori dovrebbe stare nelle famiglie, prima ancora che nelle leggi e nei tribunali. Leggi che proteggono l’infanzia dai traumi provocati da adulti impreparati o turpi già ci sono e potrebbero funzionare meglio.
La famiglia dovrebbe avere genitori più coscienziosi, così come non lascia un coltello in mano a un infante, per evitare di lasciarlo esposto a situazioni diseducative. Gli schermi non sono del tutto neutri. La scuola, fino a un certo punto, potrebbe evitare di lasciare libero uso ai telefonini, se gli insegnanti sapessero essere brillanti educatori e non impiegati passivi dell’istruzione. L’impegno maggiore, con controlli ficcanti e sanzioni pesantissime, dovrebbe essere rivolto a controllare gli editori e i distributori di immagini, vietando certe diffusioni o sottoponendole almeno a rigidi controlli parentali preventivi. Non c’è solo pornografia o bullismo o disinformazione, ma per esempio c’è un marketing di propaganda alle droghe che va combattuto alla fonte. Poi ci vogliono campagne massicce di educazione civica, per gli adulti, che sono i responsabili della cattiva formazione dei giovani.
Come giustamente tu fai notare, l’imprinting sulle giovani menti incide sul carattere, sul comportamento, sulla ‘sanità’ mentale, sull’integrazione sociale, sulla partecipazione alla comunità. Violenza, disuguaglianza, mancato rispetto dei diritti possono sorgere proprio a causa di un infanzia mal educata. Così come patologie psichiche o inutili distopie. Posto che l’innovazione digitale sarà un plus per tutti, salviamone un uso corretto. Social, chat, second life, metaverso, intelligenza artificiale, rapporti col virtuale, malware: declinazioni rischiose per gli immaturi.
Non è un problema francese, ovviamente, dovremmo occuparcene anche in Italia, in Europa, in una società digitale ormai senza confini. In vista delle prossime elezioni europee non ho trovato programmi elettorali italiani con significative proposte per la protezione dei minori. Non ho evidenze di interventi strutturati su questo argomento da parte del Servizio Pubblico radiotelevisivo, ma magari qualcosa si può muovere. Qualche iniziativa spetterebbe anche a noi, come ‘mondo mediatico’. Che ne dici?
Intanto un abbraccio affettuoso.
Paolo