Il rapporto AGCOM “I fabbisogni di alfabetizzazione mediatica e digitale nella popolazione italiana”,  è stato presentato alla stampa dal Presidente dell’Autorità, Giacomo Lasorella, il Commissario Massimiliano Capitanio e il Direttore del Servizio Studi e Analisi Tecniche, Mario Staderini.

“Ritorniamo a Cogito Ergo Sum”, questa l’esortazione del commissario Agcom Massimiliano Capitanio che  ha commentato  il rapporto su “I fabbisogni di alfabetizzazione mediatica e digitale”.

Per il commissario oggi le strategie contro l’inquinamento ambientale a cui si viene esposti nell’ambiente digitale  non sono, ancora, sufficienti: “l’uso poco consapevole fa crescere il cultural divide – dice – in più dobbiamo smettere di pensare che i nativi digitali sappiano difendersi dai discorsi d’odio e pirateria.Ogni giorno almeno un milione di cittadini cede dati alla criminalità”. Tiene a sottolineare che uno strumento utile a seguire i giovani nella fruizione di contenuti in rete come il parental control  è installato in  poco più di un milioni di sim di adolescenti, rispetto ad almeno 4 milioni di ragazzi che accedono al mondo digitale.

Ecco perché,  come sottolinea il rapporto, di fronte all’onnipresenza dei media digitali nella vita quotidiana, l’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale: garantire a tutte le fasce della popolazione le competenze per orientarsi, comprendere e partecipare consapevolmente all’ecosistema dell’informazione digitale.

Il rapporto si può scaricare qui.

Il rapporto fotografa i principali fabbisogni digitali della popolazione italiana, sulla base dei risultati di un questionario somministrato a un campione di oltre 7 mila individui, rappresentativo della popolazione italiana dai 6 anni in su. Se l’utilizzo di Internet da parte degli italiani è ampio – ben il 90% naviga in Rete tutti i giorni e quasi il 48% per più di 4 ore al giorno – più di un terzo della popolazione dai 14 anni in su non possiede alcun grado di alfabetizzazione algoritmica (sei su dieci tra gli anziani) e solo il 7% raggiunge un livello ottimale.

Molte persone, pur utilizzando quotidianamente i media digitali, non possiedono strumenti critici per analizzarne contenuti e fonti; più della metà della popolazione è capitato di imbattersi in rete in contenuti di odio, disinformazione e revenge porn, più di 8 italiani su 10 esprimono preoccupazione al riguardo. Ciononostante, il 44,1% non ha avvertito la necessità di chiedere aiuto o suggerimenti per un utilizzo più critico e consapevole dei mezzi di comunicazione. La propensione a cercare sostegno è più alta tra i minorenni; oltre la metà di loro si rivolge alla famiglia, circa un terzo agli insegnanti, mentre il 30% della fascia 14-17 anni ad amici e compagni di scuola.

Device tecnologici

Due italiani su tre possiedono smart tv e computer portatili. L’80% continua ad accedere ai media durante i pasti, in quattro casi su cinque guardando programmi televisivi. Tra gli under 35 è diffuso l’uso dei social media e delle piattaforme di condivisione video. Circa la metà accede ad Internet per almeno quattro ore al giorno, in particolare per informarsi (soprattutto adulti e anziani), comunicare con amici (soprattutto i ragazzi tra i 14 e i 17 anni) e fruire di contenuti audiovisivi.

Limiti e divieti dei genitori ai figli

Il rapporto registra famiglie sempre più sensibili all’accesso ai media da parte dei minori: 8 su 10 ricorrono a qualche forma di regola, mentre il 13% sceglie il divieto assoluto e il 4,8% lascia totale libertà. Diverse le strategie di mediazione genitoriale: le più diffuse sono la definizione di limiti di tempo o di fasce orarie nell’utilizzo di Internet e tv (utilizzate da due genitori su dieci) e il ricorso a strumenti di parental control.  Età e livello di istruzione differenziano l’atteggiamento dei genitori: over 45 e laureati adottano più spesso strategie di monitoraggio e co-using; i più giovani e meno istruiti prediligono le restrizioni.

Rischi mediatici digitali

Più di 8 italiani su 10 si dichiarano genericamente preoccupati per i diversi contenuti e attività fonti di rischio, mentre i minorenni sono meno preoccupati della media della popolazione. Tre minori su quattro hanno esperienza di fruizione di contenuti relativi alla categoria di negative user-generated content, come sfide social, cyberbullismo e revenge porn. Solo il 15% degli italiani si dichiara molto preoccupato dalla presenza di contenuti audiovisivi non protetti dal diritto d’autore.

Le azioni di contrasto

Oltre 8 cittadini su 10 svolgono una qualche azione di contrasto, quando si imbattono in attività/contenuti che rappresentano fattori di rischio, e più della metà evita di accedere a canale/testata/piattaforma che li ospita. Appena un terzo verifica la fonte del contenuto e della notizia potenzialmente rischiosa; più alto è il titolo di studio, più aumenta la frequenza di segnalazioni e verifiche. Quasi la metà della popolazione non si rivolge ad alcun soggetto per avere indicazioni e suggerimenti per un utilizzo critico e consapevole dei mezzi di comunicazione.

Algoritmi e Personalizzazioni

Il 41% della popolazione dai 14 anni in su non è a conoscenza del ruolo degli algoritmi di raccomandazione utilizzati dalle principali piattaforme online, mentre il 64,6% ha un livello nullo o scarso di alfabetizzazione algoritmica. Il 48% è a conoscenza della possibilità di personalizzare la propria esperienza di fruizione sulle piattaforme online, e, tra questi, più dell’80% utilizza almeno uno strumento di curation editoriale e più del 60% un tool di segnalazione dei contenuti.

Il divario fra generazioni è evidente perché i giovani sono più attivi digitalmente, ma meno attrezzati culturalmente. Mentre gli adulti (specialmente anziani) mostrano resistenza o difficoltà tecniche.Le fasce socialmente più vulnerabili (basso titolo di studio, bassa scolarizzazione) sono particolarmente escluse dalla piena partecipazione informata.

C’è bisogno dunque di uno sforzo comune che sostenga buone pratiche  già in essere come i laboratori multigenerazionali che promuovono il pensiero critico, l’uso consapevole del web e il fact-checking, coinvolgendo anche le famiglie e gli anziani. Nelle scuole c’è bisogno di piùinsegnanti di lettere, storia e informatica  che collaborino per creare percorsi didattici su disinformazione, privacy, e algoritmi.

 

 

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Maria Pia Rossignaud
Giornalista curiosa, la divulgazione scientifica è nel suo DNA. Le tecnologie applicate al mondo dei media, e non solo, sono la sua passione. L'innovazione sociale, di pensiero, di metodo e di business il suo campo di ricerca. II presidente Sergio Mattarella la ha insignita dell'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Vice Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, associazione culturale creata nel 1996, unica in Europa perché aziende anche in concorrenza siedono allo stesso tavolo per costruire il futuro con equilibrio e senza prevaricazioni. Direttrice della prima rivista di cultura digitale Media Duemila (fondata nel 1983 da Giovanni Giovannini storico presidente FIEG) anticipa i cambiamenti per aiutare ad evitare i fallimenti, sempre in agguato laddove regna l'ignoranza. Insignita dal presidente Mattarella dell'onorificenza di "Cavaliere al Merito della repubblica Italiana. Fa parte del gruppo di esperti CNU Agcom. E' fra i 25 esperti di digitale scelti dalla Rappresentanza Italiana della Commissione Europea. La sua ultima pubblicazione: Oltre Orwell il gemello digitale anima la discussione culturale sul doppio digitale che dalla macchina passa all'uomo. Già responsabile corsi di formazione del Digital Lab @fieg, partecipa al GTWN (Global Telecom Women's Network) con articoli sulla rivista Mobile Century e sui libri dell'associazione. Per Ars Electronica (uno dei premi più prestigiosi nel campo dell'arte digitale) ha scritto nel catalogo "POSTCITY". Già docente universitaria alla Sapienza e alla LUISS.