Lettera aperta di Paolo Lutteri – 13 giugno 2024
Caro Rudy,
oggi ci facciamo qualche celia gastronomica per meglio assorbire la valanga dei risultati delle elezioni europee. Giochicchiando con i motori di intelligenza artificiale mi sono fatto preparare un regime alimentare appropriato alla mia età, ai miei chili, al mio stato di salute. Avrei dovuto dire: ‘dieta’, ma già la parola mi disturbava. E in effetti, rispetto alle mie abitudini alimentari l’Intelligenza Artificiale mi ha mortificato parecchio. Figurati: se ChatGpt4 sapesse davvero quanto mangio e quanto bevo, in chiaro e di nascosto, mi avrebbe anticipato un necrologio. (Se arrivasse, lo affido a MediaDuemila per una decorosa pubblicazione. Maria Pia mi raccomando).
Torniamo ai consigli cibernetici: sono stati accurati, diversificati, abbastanza precisi. Dosi chimiche, vitamine, proteine, grammi di qui, grammi di là. Più meticolosi di quanto mi dice di solito il dottore. Colazioni, pranzi, cene: menu ben descritti secondo i giorni della settimana. Selezioni di verdure, ortaggi, frutti, carni bianche … modalità di cottura. Ahimè, nessun richiamo decorativo o goloso. L’aggettivo appetitoso non viene declinato dall’Intelligenza Artificiale. Ovviamente l’impiattamento non è previsto. Quindi nessuna lussuria. Passa la voglia di andare a tavola. Men che meno di fare quei bei simposi con gli amici o i parenti, con menu su pergamene e mescolando frizzi e lazzi alle portate. Non parliamo delle bevande, stanno sotto la voce ‘idratazione’. Insomma un’alimentazione, più esattamente ‘una nutrizione scientifica’, senza piaceri. A meno che non chieda di introdurre nel menù qualche pasticca esilarante (ci sara?) che mi sostituisca la fragranza del pane fresco, il sapore di un’oliva taggiasca, il profumo di una grigliata, l’aroma di una grappa stravecchia. O induca una scarica di endorfine. Ma l’Intelligenza Artificiale non me l’ha suggerito. Assembla bene le sue conoscenze, ma senza appeal, che è una dote importante della cucina. L’Intelligenza Artificiale è senza emozioni; tornerò presto su questo argomento.
Che dovevo stare attento ai grassi e agli zuccheri già lo sapevo, speravo in un conforto creativo un po’ eccitante, ma niente da fare. Quindi: terrò i consigli dell’Intelligenza Artificiale per fare la spesa ma rinuncio alla cucina scientifica. Ritorno alla civiltà dei fornelli umani, creatività affascinante e intuitiva, a fiuto (pardon: a olfatto), quella dei piatti profumati di casa, dei cuochi del ristorante sotto casa, dell’enoteca preferita, dei piatti guarniti, perfino delle ricette che propongono in tv.
Del resto, tu ed io che le conosciamo, le nostre mogli sono migliori chef di quelli che si vedono in tv, anche se per amore non ci lesinano controlli… Peggio sta chi si fa alimentare come un robot, al quale non verrà mai una gastrite perché l’algoritmo non gli ha dato papille gustative e non può immaginare quant’è gradevole uno spritz con una fettina di salame casareccio.
Carissimo Rudy, noi vivremo, spero satolli e contenti, fino alla corruzione delle nostre cellule biologiche. Un robot potrà anche essere immortale, finché le cellule e il silicio lo reggono, ma la sua vita sarà senza gioia.
A noi resta cara l’acquolina in bocca, con la sua dose di serotonina cerebrale! E la condivisione dei piaceri, come nei banchetti di Trimalcione. Teniamoci il più possibile la nostra vita, moderiamoci se occorre, giusto per contenere le abbuffate e le bisbocce.
Adesso ti lascio perché sento il profumo della torta che sta nel forno e ho un brasato di manzo da mescolare con cipolle dorate, carote abruzzesi, sedano verde e un paio di bacche di ginepro.
Ciao, ci fideremo del nostro autocontrollo per contare i calici di Marzemino? Pazienza per qualche chilo in più.
Un abbraccio forte
Paolo