Aldo Agosti e Marina Cassi, ‘Dalla parte giusta. Le guerre civili dei fratelli Giambone (1894-1944)’, Edizioni ETS, 19 euro
“Compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce portate il martello”, cantava Paolo Pietrangeli, suggerendo poi di scendere in piazza. Col medesimo spirito inizia questo volume – c’è nel libro?, o è un tuo spunto? –, che prende le mosse e lo slancio dalla polveriera del fine secolo XIX per chiudersi sul finire della Seconda Guerra Mondiale.
Del biennio rosso – che cos’è?.spiega -, e di chi anche dopo il 1921 ha creduto in quegli ideali, ci restano i testi di storia e qualche canzone, a cui si aggiungono coraggiosi ed essenziali testi come quello di Aldo Agossi e Marina Cassi “Dalla parte Giusta. Le guerre civili dei fratelli Giambone”, edito da ETS con il contributo di ANPPIA, Isral e Museo della Resistenza del Monferrato.
Quella dei fratelli Giambone è una storia che merita un testo a parte, perché ogni tanto il sole illumina sinceramente un pezzo di terra, una famiglia, come quella dei Giambone, che si oppone al virus della dittatura che nel ventennio 1920-40 si diffonde per l’Europa. Vitale cadde nel 1937 a Huesca, in Spagna, combattendo il franchismo; Eusebio, la cui casa ora ospita uno dei Musei della Resistenza d’Italia, venne arrestato in Francia, esiliato in Irpinia e infine fucilato insieme ad altri sette esponenti del CLN piemontese il 5 aprile 1944.
Come scrivono gli autori: “Abbiamo capito che la storia della famiglia Giambone, partita ai primi del Novecento dal Monferrato verso il “mondo grande e terribile”, andava scritta in una dimensione collettiva, per ridarle la forza, il dolore, le speranze, le certezze, i dubbi, le tragedie che hanno intessuto quelle vite”.
Agosti e Cassi erano a Camagna insieme a Viola Invernizzi per l’inaugurazione del Museo a Casa Giambone. Perché queste storie seguitano a vivere, a Camagna come a Villeurbanne, vicino Lione, dove i due fratelli vissero con le loro famiglie alcuni degli anni dell’esilio, o al Martinetto appunto, il luogo della fucilazione di Eusebio, dove ancora echeggiano le grida: “Viva l’Italia libera”.
Se le ideologie mutano col tempo e l’Ordine Nuovo di Antonio Gramsci che conobbero i Giambone nel Piemonte di primo ‘900 non ha oggi la stessa presa – cioè, qst libriccino vale più di Gramsci? -, testi di questo tipo hanno un peso storico, in tempi in cui in nome della libertà di parola si diffondono odio e razzismo.
Un libro che ricorda all’uomo pensieri che forse preferiva rimuovere, come si fa davanti ai terremoti e alle tragedie. Nessuno vuole ricordarsi di quando gli Appennini del Sud erano terre di confino, di esilio e internamento. E che però gli infonde speranza nelle capacità innate che possiede, basta leggere come Eusebio affronta l’interrogatorio della Guardia Nazionale della Repubblica di Salò, piegandosi mai, e le lettere che comunque, nonostante tutto, riuscì a inviare alla moglie Luisa e alla figlia Gisella.