Lo afferma PAOLA ARPAIA, esperta di formazione docenti e dirigenti che, nell’intervista che segue, avverte che senza un’adeguata pianificazione degli obiettivi da raggiungere anche uno strumento così innovativo come l’iPad rischia l’insuccesso.
In un liceo di Bergamo è stato introdotto l’iPad che sostituisce parzialmente i libri di testo. Crede che si tratti di un’innovazione che avrà successo?
Dipende da come la gestiranno i singoli docenti e la progettazione d’uso che verrà fatta a livello di Consiglio di classe. Se la usa un solo docente, individualmente e/o occasionalmente, senza averne fatto una precisa programmazione a monte, c’è il rischio che sia solo lo strumento ad essere innovativo, ma i risultati saranno poi riduttivi rispetto alle potenzialità e agli obiettivi da raggiungere.
Ci sono attività o progetti simili nelle scuole del Sud?
Sicuramente vi sono attività che utilizzano strumenti innovativi e nuove tecnologie (non so quanto esclusivamente l’iPad), ma i risultati sono apprezzabili solo se viene rispettato quanto ho già detto prima. Conosco, perchè lavoriamo insieme in altri contesti, docenti particolarmente esperti nella progettazione di attività didattiche, in cui c’è perfetto adattamento tra strumento innovativo e coerenza nella progettazione d’uso dello strumento: obiettivi previsti, tempi di lavoro, strutturazione di situazioni di apprendimento, modalità di verifica e valutazione.
Che tipo di benefici potranno avere strumenti di questo tipo sull’attività didattica e sull’apprendimento dei ragazzi?
L’utilizzo di uno strumento, per molti versi simile ad altri che i ragazzi utilizzano quotidianamente e con cui hanno maggior dimestichezza, ma che generalmente nella scuola vengono proibiti e spesso “demonizzati”, può sicuramente produrre effetti positivi in ottica di motivazione e coinvolgimento, sviluppando maggior “voglia di fare”. Si accresce la possibilità di interagire in maniera più ampia sugli stili e le modalità di apprendimento di ciascuno, favorendo il passaggio dal livello di conoscenze disciplinari a quello di competenze a più ampio raggio, spendibili anche al di fuori del contesto scuola (cosa che può comunque avvenire in una didattica laboratoriale anche senza l’uso specifico di iPad, che tuttavia aiuta). Inoltre l’uso di uno strumento più vicino alle modalità di vita e di relazione degli studenti consente il recupero e lo sviluppo di una “sfera del sé” certamente più ampia , coinvolgendo anche la parte emotiva oltre la sfera del cognitivo, sicchè la formazione dell’individuo si arricchisce e sostanzia in maniera più armonica , forse, in tempi più rapidi.
Perché ci sono così tante disparità nelle scuole italiane? Come può il Sud stare al passo con un Nord che ha più risorse e allarga sempre più il digital divide?
Non credo sia una questione di Sud-Nord, anche se indubbiamente vi sono le differenze oggettive di risorse economiche e strumentali, ma credo sia un discorso di obiettivi e di vision, di diversa interazione col territorio ed i contesti. Le disparità tra le scuole, anche tra Sud e Sud e Nord e Nord, esistono anche al di là della sfera digitale, sia per ragioni di autonomia scolastica, sia per diversa visione della realtà. Paradossalmente però il Sud potrebbe avere, in proporzione, chances maggiori rispetto al Nord , se si pensa ai Fondi strutturali erogati per le Regioni del Sud in ottica di Sviluppo e Formazione (vedi PON).
intervista di Sara Alesi