Elogio della fuga è un saggio che il biologo ed etologo francese, Henri Laborit, pubblicò nel 1976.
Laborit è noto per le sue teorie relative alle patologie dell’ansia e dello stress da aggressività in cui vedeva la più valida delle soluzioni nella strategia della fuga, dell’allontanamento del pericolo e delle patologie con il più normale dei comportamenti animali.
Nessun animale aggredisce o subisce passivamente senza tentare in primo luogo la fuga, questo comportamento che nella nostra visione umana collochiamo nell’infamia è invece la più eterna armonizzazione dei conflitti ed il più equilibrato e ‘saggio’ modo di sopravvivere nelle regole segrete della vita.
Laborit è noto per le sue teorie relative alle patologie dell’ansia e dello stress da aggressività in cui vedeva la più valida delle soluzioni nella strategia della fuga, dell’allontanamento del pericolo e delle patologie con il più normale dei comportamenti animali.
Nessun animale aggredisce o subisce passivamente senza tentare in primo luogo la fuga, questo comportamento che nella nostra visione umana collochiamo nell’infamia è invece la più eterna armonizzazione dei conflitti ed il più equilibrato e ‘saggio’ modo di sopravvivere nelle regole segrete della vita.
L’inibizione dell’azione sarebbe, al contrario, il processo che porta un’animale che non può fuggire ( o aggredire ) a somatizzare patologie in presenza di situazioni stressanti, che non è in grado di evitare.
Gli studi di Laborit hanno portato a sviluppi teorici sulle condizioni urbanistiche, sociali, esistenziali che ancora oggi sono in grado di spiegare comportamenti inspiegabili di autolesionismo e border line.
‘Elogio della lentezza‘ è, invece, un libello uscito l’anno scorso per Il Mulino scritto dal Professor Lamberto Maffei, neuroscienziato e presidente dell’Accademia dei Lincei.
I due libri sono l’elogio di due comportamenti ritenuti negativi dalla cultura occidentale.
Ma sono anche la fotografia di una condizione umana che si allontana sempre di più dal suo primitivo stato di natura per collocarsi in una terra di nessuno, solitaria e patologica dove le regole sono condizionate, da un lato da preconcetti di onore e, dall’altro da adattamenti ad una vita artificiosa e artificiale.
il comune denominatore potrebbe essere la paura, di perdere potere astratto, nel rifiutare la fuga e di perdere status, nel procedere lentamente laddove tutto scorre e si trasforma accelerando.Ne discuto con Lamberto Maffei in queste tre clip, sviluppando il concetto di cervello lento, di mercato e regole del consumo e infine, di quei vaori che la lentezza ha creato nel corso di millenni di evoluzione antropologica e che, rischiamo di lasciare alla deriva perchè non ne riconosciamo più la necessità.
Gli studi di Laborit hanno portato a sviluppi teorici sulle condizioni urbanistiche, sociali, esistenziali che ancora oggi sono in grado di spiegare comportamenti inspiegabili di autolesionismo e border line.
‘Elogio della lentezza‘ è, invece, un libello uscito l’anno scorso per Il Mulino scritto dal Professor Lamberto Maffei, neuroscienziato e presidente dell’Accademia dei Lincei.
I due libri sono l’elogio di due comportamenti ritenuti negativi dalla cultura occidentale.
Ma sono anche la fotografia di una condizione umana che si allontana sempre di più dal suo primitivo stato di natura per collocarsi in una terra di nessuno, solitaria e patologica dove le regole sono condizionate, da un lato da preconcetti di onore e, dall’altro da adattamenti ad una vita artificiosa e artificiale.
il comune denominatore potrebbe essere la paura, di perdere potere astratto, nel rifiutare la fuga e di perdere status, nel procedere lentamente laddove tutto scorre e si trasforma accelerando.Ne discuto con Lamberto Maffei in queste tre clip, sviluppando il concetto di cervello lento, di mercato e regole del consumo e infine, di quei vaori che la lentezza ha creato nel corso di millenni di evoluzione antropologica e che, rischiamo di lasciare alla deriva perchè non ne riconosciamo più la necessità.
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