di PAOLO LUTTERI –

L’Atelier sulla Fiction in Europa è stato organizzato in collaborazione con l’Osservatorio TuttiMedia che continua a proporre riflessioni sul mondo dei media a tutto tondo.
I contenuti audiovisivi rappresentano una componente essenziale della cultura contemporanea in quanto essi testimoniano i comportamenti, suggeriscono mode, indirizzano i consumatori e stimolano la partecipazione sociale. Oggi, il bersaglio della nostra attenzione è concentrato sulla fiction o, per meglio dire, le fiction in Europa. Infatti, i cittadini europei condividono sempre di più la loro cultura, anche se l’arte audiovisiva si manifesta attraverso diversi linguaggi. Linguaggi differenti ma obiettivi comuni di una società post- industriale che deve ancora trovare in alcuni ambiti un equilibrio economico e una giustizia sociale universale.
Oggi, la creatività artistica dell’audiovisivo non è da sola: il formidabile sviluppo della tecnologia ci aiuta a fare progressi nel miglior modo possibile. Ecco qualche esempio solamente, della strada che abbiamo davanti.
Le prospettive della produzione cinematografica per la televisione e in generale della creazione dei prodotti audiovisivi comprendono sempre di più l’utilizzo on-line; i contenuti devono poter essere disponibili su tutti i dispositivi (televisore, computer, tablet, smartphone, maxischermi). Le conseguenze delle richieste di multimedialità si trovano su livelli diversi, dato che i tempi e i modi  d’uso non sono sicuramente omogenei. Tuttavia i format dovrebbero essere sufficientemente flessibili per consentire un utilizzo differenziato.
Per quanto riguarda la fiction, sembra che oggi non sia sufficiente crearla e mandarla in onda come un programma di intrattenimento. I produttori e gli editori vorrebbero gestire anche i risvolti sociali dell’evento; ossia i blog, le chat, l’interattività e qualsiasi altra attività di merchandising connessa. In poche parole, la creatività deve essere finanziata in tutti i modi possibili, individuali o collettivi, al fine di garantire che l’investimento possa avere un ritorno di immagine, di audience e mettere in circolo nuovi incassi.
Quanto detto non può essere limitato ad un contesto nazionale. Bisogna espandersi almeno in un sistema linguistico omogeneo o comportamentale. L’Europa è qui e da sempre, si ha sull’Europa l’attenzione di molti paesi del mondo.
I contenuti culturali della produzione audiovisiva, o per il cinema o per la televisione, sono sicuramente un sostegno per delle migliori conoscenze e per una fusione utile del pluralismo sociale.
I due esempi portati da Ettore Bernabei e da Ben Donald costituiranno una concreta dimostrazione del nostro lavoro, in quanto è per noi essenziale studiare quali modelli sono stati capaci di penetrare con successo all’interno di diversi mercati europei. Un modello dove ognuno dei diversi partner ha contributo con un apporto (Guerra e Pace) e un modello in cui, al contrario, abbiamo cercato una storia che più monoculturale non avrebbe potuto essere (Parade’s End) e molteplici sono stati anche i sostegni finanziari.
Spero che il nostro atelier, sotto la presidenza lungimirante della Dottoressa Luciana Castellina e con il contributo di speaker eccellenti come Pascal Josèphe, Sahar Baghery, Milly Buonanno, Serge Siritzky, Riccardo Tozzi e Maria Pia Rossignaud  sia stata l’occasione per scambiare delle buone idee.

Paolo Lutteri

media2000@tin.it

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