Lettera aperta di Paolo Lutteri –17 maggio 2023
Caro David, amico mio,
so che sei battagliero, anche nelle critiche ai comportamenti e all’uso delle parole che come tu dici ‘fanno cultura’. Ti lancio qualche osservazione da commentare.
C’è chi dice che nel mondo della comunicazione sono tutti attori, cioè: recitano tutti. Effettivamente l’ego di tanti editori, giornalisti, influencers, ma anche pubblicitari creativi o del marketing, è in buona evidenza sopra le righe. Al pari dei politici, le esternazioni devono far clamore. Le verità raccontate spesso sono parziali, le allusioni sono di rito, le cosmetiche sono indispensabili, le enfasi di rigore. In video, tv o social, le iperboli del linguaggio fanno appeal, meglio ancora se condite da toni di ‘grande amore’ o rabbia e parolacce. Tirano audiences e applausi. Poiché gli applausi sono distribuiti indifferentemente pro o contro le questioni in discussione, è palese che siano applausi di scena, di pubblico pagato. La situazione di questi siparietti di scena dovrebbe essere vergognosa per un editore e per un conduttore, ma purtroppo lo spettacolo prevale sui contenuti. Così come il numero dei followers, plaudenti alle dichiarazioni o alle immagini, sembra aumentare tanto più siano lascive o cruente.
Sinceramente io penso che i numeri degli influencers siano falsi, oppure siano esagerati i contatti monitorati da chissà quale algoritmo. Oppure che si spaccino visioni insignificanti di pochi secondi per permanenze prolungate. A vantaggio anche della pubblicità, ormai dilagante su internet, anche se smozzicata e fastidiosa perché tutti fremono nell’attesa che finisca il pop-up di turno. Ogni secondo è prezioso nella consultazione su screen, specialmente dallo smart-phone. Certi spot lunghi e ripetuti finiscono per irritare.
Caro mio, ti voglio dire che nonostante la sceneggiatura degli intrattenimenti, talk-show e video-selfie sia oggetto di attenzioni narcisiste da parte degli operatori della comunicazione, il reale utente finale ovvero il pubblico vero, non è del tutto sciocco e qualche idea di essere preso come pecorella sprovveduta se la fa. Non tutti sanno che gli agnellini sono bestiole molto vivaci…
Ovviamente la gente comune non ha né mezzi né voglia di mettersi a fare il giornalista o l’opinionista, ma mi sembra che sempre meno dia retta alle sirene consumiste e alle becere propagande politiche. In particolare qualche segnale positivo viene dalle nuove generazioni che mostrano un po’ di senso critico. I giovani crescono col telefonino attaccato agli occhi, ma questa è la nuova forma di comunicare, di stare vicini, di scambiarsi esperienze di vita insieme alle battute. E’ questo che spero: che l’individualismo tipico di un popolaccio sia sostituito da una coscienza sociale più attenta, più intelligente, più attiva nell’utilizzare la tecnologia per un benessere comune, per ridurre disuguaglianze sociali, per esercitare la democrazia col minimo di burocrazia, per salvaguardare non solo il nostro giardino, ma tutto il pianeta da un inquinamento generale.
Molti giovani svegli (e anche i Millennians) hanno capito che non potranno contare a lungo, facendo i parassiti, su comportamenti antichi. Bisogna guardare avanti, senza credere alle illusioni e agli illusionisti. Fuori dall’ovile!
Un abbraccio
Paolo