Il parere della commissaria Elisa Giomi sul caso dell’EquoCompenso dovuto da Meta al Gruppo editoriale Gedi per l’utilizzo delle sue pubblicazioni giornalistiche su Facebook. Per arrivare ad una soluzione del caso è dovuta intervenire Agcom, perché le due aziende, che partivano da cifre incredibilmente distanti, non hanno trovato un accordo.
La commissaria spiega su Linkedin che tutto questo dipende da quanto lei stessa ha sempre sostenuto e di cui adesso c’è la prova la prova: “il meccanismo di calcolo previsto nel Regolamento Agcom sull’equo compenso crea irrigidimento e polarizzazione delle parti su posizioni contrapposte, alimentando il contenzioso”.
E precisa che “il ruolo di Agcom sarebbe di favorire la negoziazione in buona fede, come nello spirito della Direttiva europea sul copyright e come io stessa avevo proposto delineando un meccanismo di incentivi a raggiungere un accordo”.
Conclude invitando a considerare “l’incapacità di quantificare il numero di pubblicazioni effettivamente usate da Facebook e l’introduzione della variabile tempo speso dagli utenti per informarsi sulle piattaforme, che da studiosa dei media, prima ancora che da componente Agcom, mi pare rimandare ad un’interpretazione discutibile del modello di business basato sull’economia dell’attenzione…”
Conclude dicendo che “è difficile pensare che sia salvaguardata la libertà contrattuale delle parti, ovvero il principio ribadito proprio sul caso Meta/Italia nel parere dell’Avvocato generale Ue Maciej Szpunar.