La libertà di stampa è in declino nel Mondo indica l’analisi pubblicata da Reporters senza frontiere in occasione della Giornata mondiale dedicata alla libertà di informare e di esprimersi. Il fenomeno riguarda anche l’Italia e, in particolare, gli Stati Uniti di Donald Trump. Coordinati dai loro docenti, studenti di corsi di laurea della Sapienza di Lettere e del Coris hanno interpellato, su questo tema, giornalisti e professori di diritto costituzionale.
Le interviste ai giornalisti, di diversa estrazione professionale e di diverso orientamento politico, hanno confermato la preoccupazione generalizzata per una tendenza che appare negativa e hanno pure esplorato i confini tra libertà di espressione e diritto a un’informazione corretta.
Esse sono state presentate e discusse durante una ‘lezione evento’ al Coris lunedì 5 maggio, presenti la vicepresidente dell’Osservatorio TuttiMedia e direttrice di Media Duemila Maria Pia Rossignaud, il direttore della Fondazione Murialdi Giancarlo Tartaglia e il giornalista Raffaele Fiengo. I docenti coordinatori del progetto, che prosegue con le interviste ai professori di diritto costituzionale, sono Paola Marsocci, Christian Ruggiero e Giampiero Gramaglia.
Le interviste ai protagonisti del giornalismo odierno sono un prezioso documento che Media Duemila ha deciso di pubblicare e quindi condividere. Il protagonista questa settimana è Gigi Riva, editorialista del quotidiano “Domani” e inviato sui fronti più caldi dell’Europa. Nel corso dell’intervista ragionando sulla condizione del giornalismo ha parlato di crisi del mercato periodico, del diritto di esprimersi liberamente e della responsabilità dell’informazione.
Gigi Riva: il sacro fuoco del giornalismo sotto le macerie dell’informazione
Intervista a cura diGiulia Catalfamo, Lorenzo De Rubeis e Francesca Manzoni
In Italia si dice che vi sia una riduzione della libertà di stampa e di espressione: lei è d’accordo con questa affermazione? Quali sono secondo lei i principali fattori che le stanno limitando?
In un contesto di precarietà economica l’informazione è sempre più debole. Infatti, se in passato i giornalisti potevano rivendicare una maggiore indipendenza grazie alla sostenibilità economica delle testate, oggi una crisi strutturale dell’informazione “mette le redazioni dei giornali in una situazione di precarietà rispetto all’editore”. In passato gli editori erano più restii a limitare la libertà di espressione dei giornalisti: essendo i giornali in attivo era infatti possibile garantire una maggiore indipendenza. Oggi invece si è ristretto il mercato della stampa scritta e non esistono più “editori puri”, ovvero interessati ad un solo campo dell’impresa. Il giornalismo è diventato uno strumento per “esercitare pressioni politiche sui vari governi in modo tale da piegare le leggi al proprio favore o mettersi a disposizione del partito” come dimostra la tendenza dei giornali italiani di destra a minimizzare il catastrofico esito dei dazi di Trump.
Quale ruolo dovrebbero avere i giornalisti nel contrastare restrizioni alla libertà di espressione e rafforzare l’indipendenza dell’informazione?
I giornalisti lavorano in un contesto di ricatto, subalternità e precarietà: il poter essere sostituiti per la stessa cifra, o anche per meno, mina sensibilmente il diritto ad esporsi liberamente. Con l’avvento delle nuove tecnologie è infatti aumentata la possibilità di esprimersi, ma non è scontata una risonanza mediatica. La quantità di informazioni date al pubblico è enorme, ma “in questo caos assoluto tanta informazione corrisponde a nessuna informazione”. Negli anni ’90 la free press rese l’informazione, pagata dalla pubblicità, gratuita. Con la crisi del 2008 la stampa non poteva pagare più i costi, ma i lettori non erano disposti a rinunciare a questo servizio. Questo fattore, in concomitanza con la nascita dell’era digitale, ha fatto si che si depauperasse la qualità dell’informazione e che “tutti si potessero sentire giornalisti semplicemente per il fatto di avere un telefonino in mano”. Un esempio virtuoso è rappresentato da Le Monde: un giornalismo di qualità è sostenibile, anche economicamente, se si scommette su contenuti accurati e autorevoli.
Libertà di espressione e corretta informazione: oggi esiste una contraddizione tra questi due diritti? I social media hanno rafforzato o indebolito questa libertà?
La libertà di espressione e il diritto ad avere un’informazione corretta nel mondo social possono andare di pari passo, purché vengano adoperate le medesime regole per tutti i canali di comunicazione. L’ideale punto di incontro tra media tradizionali e social sarebbe il rispetto del codice di procedura penale, affinché chiunque affronti le conseguenze in caso di calunnia o di diffusione del falso, indistintamente dal mezzo. La responsabilità, dunque, è la medesima: tutti devono essere consapevoli e “fuori dall’anonimato”. La cognizione di essere circondati da possibili fake news costringe i giornalisti ad operare come “vigili urbani dell’informazione” sviluppando “anticorpi” adatti a distinguere il reale dal falso. Un altro ostacolo alla corretta notizia è la dittatura della velocità imposta dalla corsa al primato della pubblicazione. In tal senso è emblematico l’eccidio di Charlie Hebdoin cui molte testate italiane pubblicavano nonostante la mancanza di prove concrete, laddove i media francesi invece si tenevano sul vago in assenza di fonti certe.
Conclusione
Per Riva oggi il mondo dell’informazione, come in tutti i momenti di crisi, non è fatto solo da grandi limiti, ma anche da numerose opportunità essendosi moltiplicati i luoghi dove si fa informazione. Rivolgendosi ai futuri giornalisti, in conclusione, afferma: “Bisogna essere mossi da un sacro fuoco […] perché questo, anche se molto cambiato, è il mestiere più bello del mondo”.