Le Postille di Paolo Lutteri –3 luglio 2025
C’è da preoccuparsi. Il mondo iperconnesso ha idee sbriciolate. L’uso dei social media non forma un’opinione pubblica, non riesce a dare priorità e tenere insieme idee per tracciare percorsi largamente condivisibili, anzi, il disaccordo e l’instabilità sono i fenomeni correnti della comunicazione odierna.
Le istituzioni non sono in grado di risolvere problemi di grande portata. E così cresce la diffidenza e l’indifferenza verso l’amministrazione, i litigi dei politici qualunque, le istituzioni, le votazioni democratiche. La democrazia liberale, che era l’obiettivo degli intellettuali del dopoguerra mondiale, non tiene più. La frammentazione dei media e dei messaggi è una dispersione di valori, di desideri, di risorse. E’ la corsa ai confini del ventaglio che si è aperto. I social media sembrano amplificatori di fragilità, mentre la domanda di benessere e piacere si allarga insaziabilmente. I motori di intelligenza artificiale risolvono le questioni meccaniche, per i valori di libertà, uguaglianza e rispetto sembra non ci sia tempo.
Nei parlamenti europei si discute di democrazia, nei governi si discute di poteri, nelle industrie si vuole guadagnare. Dove il potere politico e militare si allea con il potere delle industrie energetiche, con la tecnologia applicata ai ricavi, con la ultra-ricchezza di pochi e con la gestione informatica profilata dei media, lì può nascere il golpe planetario, come volontà di dominio sulle culture considerate minori.
Così i tycons di oggi vogliono governare il mondo, rispondendo solo alle proprie smanie di suprematismo. Non occorre elencare qui nomi e cognomi di questi ambiziosi. E’ facile identificarli: leader, adulatori e alleati, anche se non pacifici tra loro. I volonterosi cittadini democratici rischiano di restare sudditi con poca voce in un sistema che li vuole sovrastare.
Chi ha poco potere è sotto tiro di conquista o di dazi, come Canada, Groenlandia ed Europa, ma anche tanti altri Stati sovrani. I ribelli, velleitari, sono concretamente bombardati, come accade in Palestina, Libano, Siria, Yemen, Sudan, Sahel, Curdistan, Iran, Myanmar, Balochistan, Ucraina e in tanti altri conflitti locali. Beninteso, occorre distinguere: ci sono ribelli malfattori e ribelli patrioti. Ma chi decide la giustizia? Sotto sotto c’è una voglia di gran golpe che appoggia il consenso su forza e spavalderia. Così è, se vi pare.
Paolo Lutteri
Articolo precedenteCattani (presidente di BNL BNP Paribas): “Parità di genere obiettivo mentale e culturale da alimentare”
Articolo successivoAssemblea generale FIEG: una legge per la sostenibilità della stampa e dell’editoria di qualità
Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it