ISABELLE PARADISI è presidente e fondatrice di HOT TELECOM, una delle società di consulenza e ricerca sulle telecomunicazioni più innovative e creative del settore. HOT TELECOM supporta operatori e venditori a livello globale da oltre 20 anni.È anche la fondatrice dell’Inclusion hub, che mira a incoraggiare la partecipazione dei giovani nel settore delle telecomunicazioni. Isabelle ha una laurea in Ingegneria, un MBA in Finanza e oltre 30 anni di esperienza lavorativa a livello globale. È membro della task force Youth and Women Entrepreneurship ESBN, un gruppo di lavoro creato dalla Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia Pacifica (ESCAP), membro del Consiglio dei governatori del PTC e membro del consiglio del Global Telecom Women’s Network.
In una sua recente intervista su The Mobile Century “Digital Humanism: How the young generation is reclaiming technology for good” parla di cosa pensa questa generazione del mondo digitale che ha ereditato. “I giovani non sono solo interessati a usare la tecnologia; vogliono plasmarla, sfidarla e migliorarla – dice – vedono sia le incredibili opportunità che i difetti evidenti nel panorama digitale odierno. Stanno ponendo domande difficili su come la tecnologia influisce sulla società, sulla democrazia e sui diritti umani e, cosa ancora più importante, stanno chiedendo risposte”.
Leggendo l’articolo ho constatato che i giovani desiderano un futuro digitale che rifletta i valori di equità, inclusione e responsabilità: ” Non si tratta solo di riparare ciò che è rotto – precisa Isabelle Paradis – si tratta di costruire qualcosa di meglio”.
La visione di una generazione sul futuro della tecnologia
Per Paradisi i giovani di oggi guardano alla tecnologia non solo come uno strumento, ma un’estensione della loro vita quotidiana: “Sono cresciuti in un mondo iperconnesso, plasmato dall’intelligenza artificiale, dai social media e dagli ecosistemi digitali che influenzano tutto, dall’istruzione alla democrazia – dice”.
Invita a pensare all’umanesimo digitale perché l’idea che la tecnologia dovrebbe servire i valori umani, la democrazia e i diritti, è più di una semplice teoria per le giovani generazioni, è un urgente invito all’azione. E sono anche molto esigenti in materia di privacy.
AI: potere senza responsabilità? Non più
I giovani, secondo Paradisi, sono profondamente preoccupati per il modo in cui l’intelligenza artificiale viene sviluppata e implementata perché hanno visto sistemi di intelligenza artificiale distorti prendere decisioni ingiuste in materia di assunzioni, strumenti di polizia predittiva rafforzare la discriminazione e la tecnologia deepfake erodere la fiducia in ciò che vediamo e sentiamo. “Dal loro punto di vista, il futuro dell’intelligenza artificiale non dovrebbe essere dettato solo da coloro che la costruiscono – precisa – ma dovrebbe essere plasmato da coloro che vivono con le sue conseguenze”.
La conclusione di Isabelle Paradisi è che per i giovani l’inclusione non è solo un valore, è un requisito. I social media hanno bisogno di una riprogettazione perché dovrebbero promuovere la connessione, non la divisione. E sono coscienti che la tecnologia può essere utilizzata per minare la democrazia, sia attraverso interferenze elettorali, fake news generate dall’intelligenza artificiale o algoritmi dei social media che amplificano opinioni estreme.
Per loro, la tecnologia dovrebbe potenziare la partecipazione democratica, non erodere la fiducia nella verità.
Il futuro dell’umanesimo digitale appartiene a loro
In definitiva, tutti questi problemi (privacy, IA, inclusività, social media e democrazia) si riconducono a una convinzione fondamentale: la tecnologia dovrebbe servire l’umanità, non il contrario.
La generazione più giovane dunque non è passiva e nemmeno acritica secondo questa intervista, il motivo per cui l’ho condivisa.
https://gdpr-info.eu/ ↩︎
https://girlswhocode.com/ ↩︎
https://ai-4-all.org/ ↩︎
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