Il cielo cinese
La Cina vuol controllare lo spazio e riesce a realizzare un asset strategico di Stato. Il governo cinese sta costruendo una Computing Constellation di migliaia di satelliti, progettati per elaborare i dati in orbita piuttosto che attraverso le infrastrutture terrestri. Ovvero: collocare nello spazio motori di raccolta e gestione dati, di intelligenza artificiale e di comunicazione. Già in orbita da maggio 12 satelliti del progetto Three-Body. L’obiettivo finale è quello di raggiungere una potenza di calcolo totale di 1.000 petaflop, equivalente a un quintillione di calcoli al secondo. Il sistema sarà alimentato da pannelli fotovoltaici. In sostanza, si tratta di realizzare nello spazio il primo supercomputer che elabora dati senza dover attendere istruzioni o calcoli dai sistemi terrestri. L’intenzione è quella di costruire un’infrastruttura digitale ‘pensante’ in orbita, pronta per il monitoraggio climatico, le esplorazioni scientifiche, le funzioni di tecnologia industriale e un vantaggio strategico anche militare.
Per esempio: guardando alla Terra un satellite può identificare la traccia termica di un incendio boschivo e inviare allarmi. In agricoltura sarà possibile accedere a informazioni in tempo reale sullo stato di salute delle colture, sulle condizioni del terreno o sulle temperature. Nell’ambiente potremo monitorare lo scioglimento dei ghiacciai, tracciare le concentrazioni di CO₂ e studiare le correnti oceaniche. I militari rileveranno con precisione i lanci di missili o movimenti di flotte in tempo reale. Se le reti terrestri venissero compromesse, a causa di calamità naturali, attacchi informatici o conflitti geopolitici, l’infrastruttura orbitale rimarrebbe funzionale e autonoma. Nascerà così un cloud orbitale, energeticamente autosufficiente, una piattaforma gigantesca di computer e AI generativa.
In cantiere i cinesi hanno anche il progetto di costruire nello spazio un’enorme centrale solare in un anello orbitale largo 1 chilometro, che trasmetterà energia continua sulla Terra tramite microonde. I componenti saranno lanciati in un’orbita geostazionaria e dicono che l’energia raccolta, con flusso più intenso e costante rispetto alla superficie terrestre, in un anno equivarrebbe a quella di tutto il petrolio che può essere estratto dalla Terra. Non mancano i problemi da risolvere ma le tecnologie ci sono, e non solo per la Cina.
Paolo Lutteri
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it