Si è tenuta a Roma, presso l’hotel Crowne Plaza, la tredicesima edizione di WAN-IFRA Italia, la conferenza internazionale per l’industria dell’editoria e della stampa quotidiana, organizzata da WAN-IFRA, l’Associazione internazionale degli editori di quotidiani e di servizi di informazione, in collaborazione con FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) e ASIG (Associazione Stampatori Italiana Giornali). Al centro dei lavori dell’edizione 2010, che ha visto la partecipazione record di oltre 230 tra manager, giornalisti, consulenti e addetti ai lavori dell’industria editoriale, le prospettive di sviluppo dell’industria dei giornali, dalla trasformazione del prodotto stampato ai nuovi supporti eReader e tablet, dall’evoluzione dell’organizzazione del lavoro alla trasformazione dei centri stampa con l’emergere di nuove soluzioni tecnologiche quale la stampa digitale.
Nel dare il benvenuto ai partecipanti, Giulio dalla Chiesa, Presidente ASIG, ha sottolineato come l’industria editoriale stia vivendo una fase di crisi nonostante che il suo prodotto, l’informazione, sia un bene essenziale ed uno dei motori dell’economia digitale. Obiettivo di questo settore industriale è oggi quello di recuperare sostenibilità economica e margini di profitto, da un lato esplorando tutti i nuovi strumenti digitali che si rendono via via disponibili, dall’altro riorganizzando e razionalizzando il tradizionale ciclo della produzione cartacea che sostiene ancora, e per molti anni a venire continuerà a sostenere, i conti economici delle imprese che producono giornali. Christoph Riess, dallo scorso mese di febbraio CEO di WAN-IFRA, ha ribadito come la “tradizione” e l'”innovazione” vadano di pari passo non solo in Italia ma anche nel resto del mondo, perché ovunque gli editori stanno vivendo il dilemma di quali modelli di business sviluppare per rendere profittevoli i nuovi canali di comunicazione. E-Reader e Tablet sono una sfida tecnologica, imprenditoriale e di marketing senza precedenti, in un settore, l’editoria quotidiana, dove esiste un modello consolidato, il giornale, destinato a giocare un ruolo molto importante anche negli scenari dei prossimi anni.
Nella sua relazione di scenario, Kristina Sabelström Möller di WAN-IFRA ha passato in rassegna i nuovi supporti per la diffusione dell’informazione quotidiana: tecnologie, modelli di business nella distribuzione e nella vendita dei contenuti e nuovi, possibili, modelli organizzativi nella produzione di informazione. Se l’iPhone ha stabilito ormai una sorta di standard per gli smart-phone, i primissimi passi dell’altra creatura di Apple, l’iPad, hanno destato qualche perplessità . E’ comunque un fatto positivo, per tutta l’industria, che si creino nuovi applicativi per la distribuzione di contenuti sui nuovi supporti. E già si annunciano, con lanci successivi negli Stati Uniti, prodotti destinati al mercato dei Tablet e degli e-Reader in diversi segmenti di pubblico: dai dispositivi per la sola lettura dei libri alle soluzioni per il collegamento on line e il download in tempo reale. In ogni caso, almeno secondo il parere dei primi protagonisti di questi nuovi mercati, è fondamentale il continuo e costante contatto fra l’editore ed il consumatore finale, in un sistema del tutto nuovo.
Maurizio Scanavino, direttore marketing dell’Editrice La Stampa di Torino, ha insistito sul concetto di autorevolezza della testata da mettere al centro della nuova rete di media. L’editore ha il compito di “declinare” sulle nuove piattaforme i contenuti la cui qualità è garantita dal brand storico, nel caso specifico quello de La Stampa. Il modello di business, molto probabilmente, dovrà evolvere in direzione di una soluzione mista, dove al sistema “pay” adottato per la carta stampata dovranno coesistere soluzioni in parte a pagamento ed in parte ad accesso libero, come per le piattaforme Internet.
Su questi modelli innovativi ha insistito anche Giorgio Riva, direttore generale di RCS Digital, che ha presentato le strategie ed i concetti sviluppati dal gruppo editore del Corriere e della Gazzetta dello Sport. Per avere successo sarà fondamentale rafforzare la relazione fra i brand storici di RCS e i nuovi lettori “digital”, ai quali offrire un sistema misto multi piattaforma. Il benchmark, per il prezzo, resta quello del quotidiano; i nuovi modelli di business dovranno evitare di basarsi solo sulla pubblicità ; gli smart-phone dovranno proporre ai lettori anche contenuti e servizi a pagamento. Per il momento, si sono registrati oltre 60.000 download del Corriere della Sera in formato iPad, una piattaforma che fa ben sperare.
Sergio Vitelli, segretario ASIG, ha evidenziato i principali trend di consumo dei quotidiani nel mondo, sottolineando anzitutto uno “spostamento ad oriente” dell’editoria cartacea, con i consumi dei quotidiani su carta che continuano a crescere in Cina e India, mentre nei Paesi più tecnologici, ed in primo luogo gli Stati Uniti, i consumi di carta stampata sono in discesa, anche se nei primi mesi del 2010 il calo si è arrestato rispetto al 2009. Guido Frisiani ed Enrico Resini di McKinsey hanno puntato l’attenzione sui più rilevanti trend di fruizione delle news che stanno emergendo nelle abitudini di consumo. La chiave è coinvolgere maggiormente i lettori, che devono poter partecipare, contribuire, valutare la proposta informativa dei giornali. Altrettanto importante è sfruttare i servizi mobili, puntando sulla maggiore propensione degli utenti a pagare per i contenuti, e sviluppare servizi pubblicitari più personalizzati e legati al contesto di chi li fruisce.
“Siamo nel bel mezzo di una tempesta perfetta – ha sottolineato Vittorio Sabadin, autore del fortunato libro “L’ultima copia del New York Times” – che comporterà una crisi irreversibile e nuovi cambiamenti epocali”. Come si può affrontare la transizione fra un sistema dominato dal prodotto stampato ad un sistema “multi piattaforma”? Mario Calabresi direttore de La Stampa di Torino, e Andrea Monti, direttore de La Gazzetta dello Sport, si sono mostrati scettici sulla possibilità di far pagare i contenuti sul Web. Laddove il consumatore è abituato ad avere contenuti gratuitamente, è molto difficile convincerlo a pagarli. Per Calabresi il punto di partenza fondamentale è considerare i livelli raggiunti dopo la grande crisi del 2008 e del 2009 come un livello di stabilità consolidato; i lettori che considerano la carta stampata come un valore sono rimasti, gli altri si sono volatilizzati. L’iPad non è la pietra filosofale né il pifferaio magico, ma una possibile piattaforma complementare al prodotto stampato. In ogni caso, sarà indispensabile che l’informazione proposta attraverso il brand dell’editore, sia diversificata rispetto alla concorrenza, senza per questo diventare schizofrenica, sia chiara nell’impaginazione e semplice nella scrittura: se il lettore “incespica” nel consumo di informazione, è perso, perché non riprenderà più quel “pezzo” nel corso della giornata.
Sono 16.000 i lettori che, al momento, si leggono gratuitamente La Gazzetta dello Sport su iPad, ha ricordato il direttore Andrea Monti. Per contro, il 60% del fatturato del brand dipende dalla carta stampata. L’iPad non deve essere guardato con sospetto, anche perché, finora, i primi studi sulla nuova piattaforma, ne indicano una gerarchia di utilizzo dove l’informazione si colloca al quarto posto, dopo l’intrattenimento, il gioco, e l’impiego in sostituzione del computer.
Jan Laurén, business unit director di Adeprimo, la società che coordina i media digitali del gruppo editoriale svedese Stampen, suggerisce, sulla base della sua esperienza, la creazione di “club di clienti”, per pacchetti trasversali di lettori su carta stampata e piattaforme Web e mobili.
Dan McLeod, editore e direttore del settimanale canadese The Georgia Straight, osserva che durante la crisi i lettori sono aumentati, almeno quelli calcolati globalmente. La readership è salita, nel biennio 2006/2008, da 600 a 800 mila lettori, rimanendo stabile il numero di copie prodotte. L’editore canadese cercherà di sviluppare attività mobile e di diventare anche la fonte primaria per l’intrattenimento locale.
Guardando alle opportunità di crescita per un’industria che deve fare attenzione ai nuovi strumenti digitali, coniugandoli con una tradizione di serietà , credibilità e fiducia dei lettori, Carlo Malinconico, presidente FIEG, ha tracciato lo scenario nel quale si trovano oggi ad operare le imprese del settore editoriale. Malinconico non ha mancato di sottolineare, da un lato, il momento critico che sta vivendo la stampa in Italia, con la contrazione della raccolta pubblicitaria e la flessione di copie di quotidiani vendute (-6%) nel corso del 2009, dall’altro la sostanziale solidità di questo settore, che vive sulle proprie spalle una serie di paradossi e contraddizioni. Con un costo medio per addetto di settore, nel 2008, cioè prima del CCNL, pari a oltre il doppio di quello calcolato da Mediobanca per la media dei comparti produttivi, una riforma dell’editoria più volte annunciata ed ancora di là da venire, l’industria dei giornali italiani resiste alle difficoltà con una media di 24 milioni di lettori nel giorno medio. In una crisi economica globale, come quella del 2009, altri settori hanno avuto contrazioni nella vendita dei prodotti ben maggiori. Ciò significa che il prodotto editoriale ha un elevato grado di attrazione. I nuovi media sono i benvenuti, ha concluso Malinconico, ma deve essere chiaro che oggi la carta stampata è ancora un modello di business vincente, e di questo farebbe bene a tenere conto anche il Governo che invece, dal primo aprile, ha consentito un rincaro delle tariffe postali del 100% per la stampa periodica e di oltre il 120% per la stampa quotidiana, senza che gli editori potessero fare nulla per difendere i loro legittimi interessi.
Antonello Perricone, Amministratore delegato di RCS Mediagroup, non ha nascosto le sue perplessità verso quanti vedono la luce in fondo al tunnel fra breve. “Navighiamo a vista” ha detto fra l’altro Perricone. Il piano industriale che sarà presentato fra breve in RCS avrà come titolo “Discontinuità ed Innovazione” ad indicare due linee ritenute di grande importanza strategica. “Siamo fermamente convinti – ha concluso Perricone – che la carta stampata continuerà ad esistere, e noi confidiamo sulle nostre forze.” La strategia del gruppo de Il Sole 24 Ore, delineata dal Direttore generale Alessandro Bompieri, punta a trovare il modo di far pagare il contenuto di qualità su tutti i devices di distribuzione. I modelli sono almeno due: uno del Wall Street Journal, che prevede il pagamento integrale di tutti i contenuti, ed uno proposto dal Financial Times, al quale si ispira il gruppo italiano, che punta a far pagare solo una parte dei contenuti, offrendo al lettore un approccio più flessibile. Andrea Favari, amministratore delegato de Il Giornale, ha ricordato che, al momento, l’area on line del quotidiano milanese pesa sul fatturato globale per circa il 3%. Per il futuro si possono immaginare sistemi di business misti, ma la strada per rendere interessanti i volumi totali è ancora lunga. Anche per Domenico Tudini, vicepresidente di Sport Network (gruppo Amodei), il problema è la valorizzazione dell’utenza sul Web. La stampa è destinata ancora per molto tempo a rimanere il media portante dell’industria editoriale. Harry Bouwman, responsabile new media di De Telegraaf, il più diffuso quotidiano olandese, ha annunciato che il gruppo è in procinto di lanciare un’applicazione su iPad per un prodotto molto simile ad un quotidiano digitale.
Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’informazione e l’editoria, ha annunciato che nel prossimo mese di ottobre saranno convocati gli Stati generali dell’Editoria, più volte rinviati. Le risorse non sono più quelle di una volta, ma si auspica una linea comune di intervento, condivisa da tutti gli attori dell’industria editoriale, per indirizzare le disponibilità economiche verso lo sviluppo industriale e la difesa dell’occupazione.