Lettera aperta di Paolo Lutteri –28 marzo 2024
Cara Enrichetta,
il meteo di guerra segnala piogge intense ed esplosive tra il 30° e il 40° meridiano est, con diffusioni estese di epidemia terroristica, manovrate. Il bollettino sanitario prevede mali di fegato, chi è malato grave aspetta impaziente un posto in ospedale. La pandemia di dengue per adesso è oltre oceano. Buona ecologia e inquinamento in lite perenne. Basta lamentele per oggi.
E’ arrivata la primavera e anche il riassunto di come si è comportato l’anno scorso il mondo delle comunicazioni. L’ultimo Rapporto del Censis – Centro Studi Investimenti Sociali (11 marzo) s’intitola “Il vero e il falso”. Vai a leggerlo per intero se hai tempo: https://www.censis.it/ comunicazione/il-vero-e-il- falso-sintesi-dei-risultati.
Niente di più appropriato per descrivere i media, gli utenti e i contenuti. Qualche dato di riepilogo: il 93% dei giovani utilizza Whatsapp (Youtube 79,3%, Instagram 72,9%, Tiktok solo il 56,5%, Facebook 50,3%). Internet lo utilizza l’89,1%, smartphone 88,2%. Solo il 22% legge i quotidiani stampati (30,5% quotidiani online).
Sull’Intelligenza Artificiale ci sono giudizi in sospeso: il 70% pensa che i suoi sviluppi siano al momento imprevedibili; il 73,2% pensa che le macchine non potranno mai sviluppare una vera forma di intelligenza come gli umani; il 63,9% teme che sarà la fine dell’empatia umana e il 66,3% pensa che sarà la fine della privacy dei cittadini perché saremo tutti controllati dagli algoritmi; solo il 37,4% ritiene che potremo liberarci dai lavori ripetitivi e noiosi, favorendo le attività creative.
Del resto il 77,7% della popolazione totale ritiene che la politica condizioni l’informazione dei grandi media. Il 72,6% ritiene che ormai è difficile distinguere le notizie vere dall’informazione falsa e dalla propaganda, con grandi rischi per le democrazie. Autarchie e cyberpoteri recitano in palcoscenico.
Sull’uso di linguaggio politically correct, se per il 75,8% della popolazione i media non dovrebbero mai usare espressioni che da alcune categorie di persone possono essere ritenute offensive o discriminatorie, d’altro canto nella vita quotidiana il 69,3% degli italiani risulta infastidito dal fatto che ci sia sempre qualcuno che si offende se si pronuncia qualche frase ritenuta inopportuna.
Tirando le somme ti passo qui qualche mia osservazione. Uno: quasi tutti vogliono notizie, sapere cose, vedere figure, anche se non si preoccupano della loro autenticità. Due: quasi tutti collaborano a diffonderle, commentarle sui social, pubblicare faccine, tirare conseguenze per la vita quotidiana. Tre: poco approfondimento, più esclamazioni che sillogismi di pensiero; notizie come beni di consumo, non bagaglio culturale. Quattro: tecnologia da usare secondo opportunità, intelligenza (artificiale o no) ancora da scoprire.
Anche se il Censis non lo dice, mi viene da pensare che il computer, o meglio il telefonino, sia come un gelato da passeggio, da aprire, assaporare compulsivamente e fruire secondo la sete e la voglia. La voglia di formazione approfondita sembra assente. Si segue il gusto, come il pasticciere che al mercato fa più successo del farmacista (ce lo raccontava il prof. Pozzi al liceo, citando forse Gorgia da Lentini).
Stai tranquilla Enrichetta, anche se non darai troppa retta ai social, potrai continuare a capire il mondo! Un abbraccio
Paolo