Artur C. Clarke, il famoso autore di fantascienza diceva che “ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”.

Oggi l’intelligenza artificiale è una tecnologia che fornisce risultati impressionanti; è una tecnologia avanzata e, per molti versi, magica.
Siamo molto lontani da costruire un’intelligenza Generale (una mente pensante), ma oggi abbiamo molte applicazioni in grado di esprimere comportamenti intelligenti in ambiti specifici (medici, avvocati, consulenti finanziari, robot per assistenza, ecc.), macchine con capacità artistiche (realizzazione di quadri e musica) e creative (realizzazioni di invenzioni e brevetti), strumenti in grado di giocare a livello di grandi campioni (scacchi, go, poker).
Ci sono moltissime fiabe nelle quali strumenti magici, capaci di esaudire i nostri desideri, interpretano alla lettera i bisogni del protagonista e producono disastri.
Dobbiamo stare attenti a come esprimiamo i nostri desideri, altrimenti l’intelligenza artificiale produrrà effetti negativi, proprio come accade nelle fiabe.
L’impatto sul mondo del lavoro ci spaventa perché il modello economico cerca di ridurre i costi da lavoro dipendente, ma questo non è solo un costo, ma anche uno strumento per ridistribuire la ricchezza. In passato, in occasione di altre rivoluzioni industriali, siamo riusciti a migliorare le condizioni di lavoro e ridurne le ore, fornendo più tempo libero. Io penso che questa sia la strada che dobbiamo percorrere anche questa volta.
L’anno scorso abbiamo parlato di “Robot amico o nemico?” Durante un convegno a Firenze organizzato il 13 maggio 2016 dall’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale in collaborazione con Media Duemila e l’Osservatorio TuttiMedia.
Quest’anno abbiamo approfondito il discorso durante una lezione aperta dal titolo “Uomo e Robot: metamorfosi di una alleanza” svolta l’11 maggio 2017 all’università di Firenze (AI*IA, Università di Firenze e Media Duemila) citando i risultati degli ultimi studi effettuati che prevedono gli impatti dell’intelligenza artificiale sulla società e sull’economia.
Dopo gli studi di Oxford Martin School, Word Economic Forum, Mckinsey, ecc., che prevedono diversi gradi di sostituibilità del lavoro umano con macchine intelligenti, alla fine dell’anno scorso, l’amministrazione Obama, appena prima del termine del suo mandato ha redatto due studi di raccomandazioni ai politici al fine di massimizzare i vantaggi che le tecnologie in parola possono portare e minimizzare gli impatti negativi.
Il primo studio riguarda l’impatto sulla società in generale (PREPARING FOR THE FUTURE OF ARTIFICIAL INTELLIGENCE ) mentre il secondo approfondisce gli impatti economici (ARTIFICIAL INTELLIGENCE, AUTOMATION AND THE ECONOMY ). Entrambi gli studi sono stati rifiutati dall’amministrazione Trump.
Gli studi prendono spunto da un lavoro della Stanford University redatto ad agosto 2016 dal titolo (ARTIFICIAL INTELLIGENCE AND LIFE IN 2030 ) che si ripromette di pronosticare gli impatti sulla società nel 2030. Lo studio verrà aggiornato ogni 5 anni per i prossimi 100 anni.
Il dibattito è in corso ci sono studi che contestano questa visione pessimistica e annunciano una nuova ripresa dell’economia trainata dalla robotica e dall’intelligenza artificiale (False Alarmism: Technological Disruption and the U.S. Labor Market, 1850–2015 BY ROBERT D. ATKINSON AND JOHN WU | MAY 2017).
Le nostre analisi evidenziano che il problema esiste, ma non è dovuto all’intelligenza artificiale. Stiamo assistendo ad una crisi del modello economico e di sviluppo tradizionale che genera differenze sociali impressionanti, un impatto ambientale non più sostenibile, guerre, violenza e aumento della criminalità e del terrorismo unite ad una crisi della democrazia che sta dando segni evidenti in tutti i paesi del mondo.
Abbiamo scambiato il mezzo, il profitto, per il fine, il benessere. Pochi ottengono molto profitto a scapito di molti per i quali il benessere diminuisce (e non solo nei paesi più avanzati).
Se è così, proviamo a ribaltare il punto vista diffuso e chiediamoci cosa può fare l’Intelligenza Artificiale per migliorare le condizioni di vita delle persone e minimizzare le derive perverse a cui stiamo assistendo.
Per farlo abbiamo bisogno, prima di tutto, di esaminare la situazione e i trend secondo punti di vista non convenzionali. La prima cosa che appare interessante è che molti economisti nel tempo hanno descritto evoluzioni indispensabili nel modello economico e negli indicatori di crescita.

Economia e ambiente

L’economista Kenneth Boulding (1910-1993) ha scritto dei contributi fondamentali destinati a sollevare una ondata di attenzione per i problemi ambientali contrapponendo l’economia del cowboy a quello dell’astronauta.
Boulding scrisse che non sarebbe stato possibile continuare a vivere sul pianeta Terra secondo l’“economia del cowboy” (grandi spazi e risorse apparentemente illimitate) e che sarebbe stato necessario organizzare la vita economica riconoscendo che, per quanto grande, la Terra è uno spazio chiuso, grande ma non infinito, non diversa, fatte le proporzioni, da una navicella spaziale.
L’impatto sull’ambiente delle attività umane, il riscaldamento globale, la diminuzione della biodiversità, l’accumulo di veleni e scarti nell’ecosistema stanno arrivando oltre il limite di sostenibilità. Rimediare è necessario per la sopravvivenza della nostra specie.
Dobbiamo capire che la ricchezza non può essere collegata al PIL, a quanto consumiamo, agli sprechi. Dobbiamo individuare nuove strategie per vivere nell’ambiente in modo sostenibile e conseguire benessere. Dobbiamo imparare a misurare il benessere e non solo il profitto. Il dibattito sulla sostituzione del PIL come indicatore di benessere è molto attivo. L’Italia è il primo paese del G7 che sta adottando indicatori di questo tipo da affiancare al PIL nella contabilità nazionale.
Inoltre dobbiamo considerare la diseguaglianza. Non siamo tutti uguali, è vero, ma è anche vero che una diseguaglianza eccessiva non è un buon indicatore di progresso. Oggi, sempre più spesso ci basiamo sulle medie, ma le medie non tengono conto di persone che hanno molte (troppe risorse) e altre che vivono sotto la soglia di povertà.
Nel 2016 Oxfram (una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale ) affermava:
“La crisi della disuguaglianza globale sta raggiungendo valori estremi mai toccati prima. L’1% più ricco della popolazione mondiale possiede più risorse del resto del mondo. Potere e privilegi sono strumenti usati per condizionare il sistema economico e allargare il divario tra chi è ricco e chi non lo è. Una rete globale di paradisi fiscali consente inoltre ai più ricchi di occultare 7.600 miliardi di dollari. Non si può vincere la sfida contro l’ingiustizia della povertà finché non si pone rimedio alla crisi della disuguaglianza.”
A gennaio 2017 Oxfram, ribadiva:
“Da nuove stime risulta che otto persone possiedono da sole la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità.
Tutto ciò genera anche una crisi nelle democrazie, scontento diffuso, reazioni illogiche, xenofobe, razziste, come la storia ci ha raccontato per ogni periodo di disagio diffuso.
La rete e i social network divengono un amplificatore dei sentimenti delle persone.
Recentemente Tim Berners Lee ha detto che dobbiamo prestare più attenzione il controllo dei dati che condividiamo online, elaborare una strategia contro le bufale e rendere ben identificabile la propaganda politica. A 28 anni esatti dalla sua prima proposta di World Wide Web. “Nell’ultimo anno sono emerse tre tendenze che mi preoccupano molto”, scrive. “E dobbiamo combatterle se vogliamo che la Rete resti una piattaforma aperta e democratica come è stata pensata”.
L’intelligenza Artificiale è uno strumento potente, dobbiamo usarlo bene per ricavarne vantaggi ed evitare effetti nocivi.
Uno dei primi contributi può essere quello di migliorare l’affidabilità degli indicatori (per esempio quelli che dovranno sostituire il PIL) e fornire supporto alle decisioni per aiutare a comprendere l’effetto delle politiche in atto sulla società e sull’ambiente (cfr.l’Articolo di Cristina Baroglio). Non riteniamo che sia uno strumento che possa sostituire gli economisti o i politici, bensì essere di aiuto ai professionisti nel loro lavoro.
La sentiment analisys può aiutarci a comprendere meglio i nostri stati d’animo, a fornirci una mappa geopolitica ed economica di tali sentimenti, ma anche di prevenire disagi relazionali, mentali, sanitari (cfr. i lavori di Roberto Basili e Giovanni Semeraro).
L’analisi dei big data può trarre vantaggi da queste tecniche per moltissime altre situazioni.
Un altro settore in cui tali strumenti possono fornire supporto è quello dell’ambiente. Se passiamo da una visione di risorse infinite e sprechi come ricchezza all’economia dell’astronave, emerge la necessità di ottimizzare le risorse, minimizzare gli sprechi, riciclare gli scarti. In Intelligenza Artificiale esistono da molti anni settori che si occupano di planning (costruire e ottimizzare piani di azione) e di problem solving (individuare soluzioni a problemi complessi). Sono tecniche che possiamo utilizzare in modo intelligente.
A proposito di ambiente voglio citare due esempi di utilizzo di strumenti di AI esemplificativi.
A causa dell’abuso dei pesticidi ci sono diverse parti del mondo in cui gli insetti impollinatori (prima di tutto le api) stanno diminuendo con conseguenti criticità sull’agricoltura. Ci sono zone della Cina dove i contadini usano i cotton fioc per depositare il polline nei fiori degli alberi da frutto per ovviare a questo disastro.
Una ditta giapponese sta realizzando dei piccoli droni che, a loro giudizio, potrebbero risolvere il problema.
Il progetto europeo RHEA (Robot Fleets for Highly Effective Agriculture and Forestry Management), al quale aderiscono 15 istituti pubblici e privati, tra cui anche l’Università di Pisa ha l’obiettivo di arrivare a tagliare l’impiego di pesticidi e sostanze chimiche di sintesi in agricoltura fino al 75 per cento attraverso l’uso di robot e applicazioni intelligenti.
Il primo intervento difficilmente avrà successo perché non siamo in grado di riprodurre le api (banalmente i droni non producono miele e polline), mentre il secondo va nella direzione di minimizzare il nostro impatto sull’ambiente e aiutarci a costruire una agricoltura sostenibile.
L’auto che si guida da sola ci spaventa perché potrebbe avere un impatto enorme sull’occupazione, ma è uno strumento che potrebbe contribuire a diminuire l’inquinamento in modo significativo, diffondendo anche l’utilizzo di mezzi elettrici e gestendone in modo ottimale l’utilizzo, i tempi e i modi di ricarica.
Dobbiamo pensare ad una alleanza: prima di tutto quella fra l’uomo e i robot, ma anche quella fra esperti di diverse discipline (ricercatori di IA, economisti, ingegneri ambientali, fisici, ecc). Per capire insieme i problemi e individuare soluzioni.
Se vogliamo andare in questa direzione dobbiamo promuovere un modello che permetta a tutti di usare consapevolmente anche questi strumenti avanzati, non delegandoli a poche grandi aziende e permettendone la creazione e l’utilizzo a livello anche di artigiani, piccole e medie aziende, cooperative.
Un’intelligenza artificiale a chilometro zero.

Piero Poccianti

Piero Poccianti

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