Pierluigi Cascioli, Italiani brava gente. Mito o realtà? Viaggio nell’orgoglio di una nazione,Armando Editore, 2024, 19 Euro
“Italiani brava gente”: tra mito e autoironia, tra fatti e credenze, Pierluigi Cascioli, uomo che ha conosciuto le Università e i palazzi del potere, mette in fila per Armando Editorivizi e pregi degli italiani e prova a tirare le somme per un nuovo Risorgimento. Qualche partito che tiene all’Italia più di altra cosa può dire che l’Italia è già,dal 2022, nel pieno di una nuova rinascita, ma Cascioli ci tiene alla precisione.
Innanzitutto: italiano a chi? Angelo del Boca, storico del colonialismo italiano, fa risalire l’origine dell’uomo italiano, e del relativo mito, alla nascita del Regno d’Italia e al successivo sfogo espansionistico in Africa. Il giornalista Pierluigi Battista, invece, riporta le lancette al fascismo e alla leggenda dell’italiano salvatore di civiltà. Il professore Pierluigi Cascioli, già collaboratore dell’ANSA e del Sole 24 Ore. nonché del Censis, retrodata la creazione dell’homo italicus al terzo secolo avanti Cristo, prima tappa di un itinerario identitarioche culmina proprio nel 1861.
Non siamo i romani noi? I conquistatori e i civilizzatori, il primo impero pienamente ecumenico, coloniale ma culturale? Il testo propone un’altra tesi: parte da quei popoli che facevano sì parte della dimensione romana, la repubblica e poi l’impero, ma dapprima come associati o come mercenari e poi come popoli che da goti, longobardi e “barbari” presero il nome di italici, sebbeneil primo uomo incoronato re di qualcosa chiamata Italia fu il franco Arduino d’Ivrea nel 1002.
“Questo volume propone l’ipotesi che l’imprinting italico è rimasto quale carattere di fondo dello Spirito degli Italiani”,scrive Cascioli, introducendo il sesto capitolo, dopo una panoramica che parte dall’uomo occidentale figlio di Ulisse e Antigone (a rappresentare forse la ribellione per la conoscenza e la disobbedienza per la giustizia) e che passa per il cristianesimo e l’islam.
Emerge dal racconto quello che Hegel chiamava lo spirito della storiae che qui Cascioli chiama spirito di italianità:a ognuno il suo. Così, con il Rinascimento e poi il Barocco e il Risorgimento, il testo entra nelle maglie del rapporto Stato/Chiesa, e racconta come il popolo italiano riesca sempre a trovare una soluzione, nonostante tutto. Come l’aneddoto riportato da Luigi Pirandello dei bersaglieri che, per attaccare Porta Pia senza essere scomunicati dal Papa, lasciarono l’onore della prima cannonata all’artigliere valdese.
La suggestione di Cascioli è che però ogni tanto anche le favole fanno bene. E quando lo sport preferito da intellighenzia e mondo della cultura è darsi addosso, dare addosso alla italianità, gonfiando notizie pretestuose come l’incendio di una uscita del terminal dell’aeroporto di Fiumicino da parte del Tempo (quotidiano di destra) o del finto prosciugamento del Lago di Bracciano raccontato con perizia da Repubblica (giornale di sinistra), allora dobbiamo dircelo da soli che gli italiani, in fondo, sono brava gente.