Lettera aperta di Paolo Lutteri –14 marzo 2024
Caro Giuseppe,
in questa epoca di preziosa innovazione tecnologica penso alle criticità dei concetti di identità e intimità. Nuove e vecchie generazioni, appena possono, usano i mezzi digitali per comunicare e scoprono frontiere sorprendenti. La tua identità nei rapporti interpersonali può essere sostituita con foto e indirizzo intestato a John Smith? Sì. Oppure a un personaggio piuttosto celebre del quale hai trovato su internet il curriculum completo e sui social gusti e costumi? Sì. E digitalmente ti puoi far spacciare per lui? Sì. E potresti ingannare ingenue persone e fragili minori raccontando balle su internet? Sì. E potresti eludere la Polizia Postale, ‘triangolando’ il tuo indirizzo con sedi estere? Sì.
Tu rimarresti delinquentemente tu, ma la tua identità nelle comunicazioni potrebbe essere un’altra. Oppure potresti essere al posto del contraffatto!
A questo punto hai già capito che l’intimità può essere fraudolenta e che la privacy può facilmente saltare. Per furti o ricatti non è neppure necessario corrompere un funzionario depositario di password, basta avviare l’algoritmo di un motore a intelligenza artificiale che trovi da solo la via di accesso e di verifica di accesso a dati privati o a grandi banche dati. Come nei movies polizieschi le localizzazioni GPS, i movimenti bancari e i riconoscimenti facciali su webcam pubbliche sono pratiche correnti. Se un robot fosse addestrato a leggere i volti, forse anche le patologie e le bugie sarebbero trasparenti. Criminalmente sarebbe possibile anche inoculare virus informatici. Fake news pericolose, di marketing commerciale o politico distribuite per la comunità. Già successo! Trucchi cibernetici ad altissima velocità, magari mescolati con l’esibizionismo pruriginoso dei social.
Oddio, non è proprio facilissimo, ci vuole un po’ di talento, tentativi, prove pratiche e accumulare molta esperienza. Ma tutto si può imparare. Se per te, alla tua età e con la tua cultura occidentale sarebbe faticoso o impossibile leggere un testo in ideogrammi, quei cinesi che hanno imparato da piccoli ci ‘vivono dentro’ e capiscono tutto, anche senza essere superdotati. Un musicista che ha studiato e fatto lunghe esperienze sui tasti, ti può snocciolare una sinfonia senza neanche leggere lo spartito. Ha imparato.
Allora considera che i ragazzetti d’oggi maneggiano i telefonini con un’abilità spettacolare (mentre noi siamo cresciuti col telefono a rotella), hanno abilità motorie e sensoriali con le quali manovrano spigliatamente tutti i mezzi digitali.
Insomma sta cambiando il mondo, anche se in giro ci sono sempre stinchi di santo e stinchi di furfante. Le regole morali sono rimaste a Kant e le leggi oggi arrancano per mantenere l’ordine delle nuove tecnologie. Al groviglio dei regolamenti nazionali aggiungi che la digitalizzazione, con internet e intelligenza artificiale, è globale, totale, senza confini insuperabili. Aggiungi che è già in atto una sfida (se non una guerra) cibernetica tra grandi potenze e Big Tech.
Non aggiungere altro, per il momento. Hai capito un altro dei grandi rischi in arrivo per una società umana che complessivamente è ancora immatura, instabile, turbolenta e spesso malgovernata.
Sul fondo della scatola di Pandora, come dice il mito, c’è la speranza in una buona educazione civica per le prossime generazioni. Mi raccomando Giuseppe, tu che sei un insegnante!
Un abbraccio
Paolo