L’inserimento dell’intelligenza artificiale (IA) nei curricula scolastici rappresenta una svolta epocale nei sistemi educativi contemporanei. A partire dal 1° settembre 2025, la Cina introdurrà ufficialmente corsi sull’intelligenza artificiale nelle scuole primarie e secondarie, mirando non solo allo sviluppo tecnico, ma soprattutto alla formazione di competenze trasversali (soft skills) fondamentali per la futura cittadinanza digitale. Secondo quanto riportato dalla , l’obiettivo principale è costruire un’alfabetizzazione digitale consapevole, sin dalla giovane età, integrando immaginazione, creatività, capacità critica e competenze sociali.
Questa strategia si inserisce all’interno di un approccio pedagogico che la letteratura scientifica definisce come educazione trasformativa (Mezirow, 1997), ovvero capace di rimodellare la percezione di sé e del mondo nei giovani studenti, affinché diventino attori consapevoli nel nuovo ecosistema tecnologico. Diversi studi hanno già evidenziato l’importanza di iniziare precocemente l’educazione all’IA. Per esempio, Touretzky et al. (2019) sostengono che introdurre concetti di IA nei primi anni scolastici favorisce l’apprendimento metacognitivo, il problem solving e la coscienza etica nell’uso delle tecnologie.
Il Modello Cinese
Il programma scolastico cinese prevede:
- Nella scuola primaria: sviluppo del pensiero intelligente tramite corsi esperienziali, stimolazione della creatività e della curiosità;
- Nella scuola secondaria: corsi cognitivi sull’IA, applicazioni pratiche, campus pilota per problem solving, modelli educativi ibridi con “doppio docente” (umano e IA), laboratori dedicati all’IA.
Questa iniziativa non è isolata: riflette il tentativo più ampio del governo cinese di costruire una “cultura della responsabilità digitale” (Zhao, 2022), con un focus esplicito sull’etica dell’automazione. In tal senso, si richiama la necessità – sottolineata anche dall’OECD – di un’educazione che bilanci le competenze tecniche con quelle umane, come empatia, cooperazione e pensiero critico (OECD, 2021).
In Italia, a fronte di un approccio governativo spesso ancora frammentario e incentrato prevalentemente sulla transizione digitale infrastrutturale, emerge un modello pedagogico alternativo e profondamente radicato nella persona: il Metodo Matrioska, ideato da Mariangela Ceriati nel 2002. Questo metodo si fonda su un impianto psicopedagogico che anticipa e completa l’approccio cinese, proponendo una visione integrata tra sviluppo cognitivo, affettivo ed etico. Il metodo – come ricavato dalla sperimentazione decennale nell’Istituto Comprensivo “Giovagnoli” di Monterotondo – pone al centro la relazione educativa come struttura portante dell’apprendimento, ribaltando il paradigma cognitivista tradizionale in favore di una pedagogia fondata sull’empatia, l’emozione e la motivazione personale. Le neuroscienze supportano tale approccio: Damasio (1994) e Immordino-Yang (2016) dimostrano che le emozioni sono centrali nei processi decisionali e cognitivi. Le emozioni positive attivano sistemi neurobiologici correlati al rilascio di serotonina e dopamina, facilitando apprendimento profondo e benessere mentale (Fredrickson, 2001).
Sebbene apparentemente distanti, l’approccio cinese e il Metodo Matrioska condividono alcuni presupposti fondamentali:
- Centralità della formazione docenti: sia la Cina che il Matrioska prevedono una formazione specifica degli insegnanti, con enfasi sulla competenza emotiva e relazionale.
- Educazione alla consapevolezza: entrambi sottolineano che la padronanza dell’IA richiede non solo conoscenze tecniche ma consapevolezza critica e personale.
- Presenza di figure educative ibride: la Cina introduce modelli con docente umano e IA; il Matrioska propone co-conduzione tra docente e psicologo educazionista.
- Scienza e umanità integrate: laddove il progetto cinese mira a un uso consapevole della tecnologia, il Matrioska fonda le sue basi sull’umanizzazione del sapere.
Alla luce dei cambiamenti epocali imposti dalla diffusione dell’IA, è evidente che una vera trasformazione educativa non può che fondarsi su un equilibrio tra scienza e umanesimo, tra innovazione e relazionalità. Il caso cinese mostra la determinazione politica a educare al futuro, mentre il Metodo Matrioska dimostra che esistono in Italia modelli didattici maturi capaci di interpretare le sfide antropologiche e cognitive dell’era digitale.
Serve ora il coraggio di integrarli. E’ il progresso bellezza…
Riferimenti bibliografici
- Ceriati, M. (2019). Il metodo matrioska. Una scuola verso il futuro. EMIA edizioni.
- Damasio, A. R. (1994). Descartes’ Error: Emotion, Reason and the Human Brain. Putnam Publishing.
- Fredrickson, B. L. (2001). The role of positive emotions in positive psychology: The broaden-and-build theory of positive emotions. American Psychologist, 56(3), 218–226. https://doi.org/10.1037/0003-066X.56.3.218
- Immordino-Yang, M. H. (2016). Emotions, Learning, and the Brain: Exploring the Educational Implications of Affective Neuroscience. W. W. Norton.
- Mezirow, J. (1997). Transformative learning: Theory to practice. New Directions for Adult and Continuing Education, 74, 5–12.
- OECD. (2021). AI and the Future of Skills. https://www.oecd.org/education/ai-future-of-skills/
- Touretzky, D. S., Gardner-McCune, C., Martin, F. G., & Seehorn, D. (2019). Envisioning AI for K-12: What Should Every Child Know about AI? In Proceedings of the AAAI Conference on Artificial Intelligence.
- Zhao, Y. (2022). Learners Without Borders: New Learning Pathways for All Students. Corwin Press.