I giornali di solito cambiano sede per diventare più grandi o per la ragione opposta, per risparmiare. Negli ultimi anni il secondo motivo è diventato prevalente: le redazioni si sono assottigliate e quindi hanno bisogno di meno spazio, i costosi locali del centro città vengono venduti o abbandonati per le più economiche periferie, i redattori mugugnano e gli editori sono contenti, perché con un minore costo si fa quello che si faceva prima.
Nel corso della sua storia, La Stampa aveva cambiato tre volte sede e tutte per la stessa ragione: il cambio della rotativa. Quando i giornali si stampavano con i caratteri di piombo, la rotativa doveva stare vicino ai redattori e quindi nello stesso palazzo. Se si decideva di passare ad impianti di stampa più grandi e più potenti si sceglieva o costruiva un nuovo stabile, si montava la nuova rotativa e quando tutto era pronto si trasferiva la redazione al piano di sopra. Così era nata a Torino la storica sede di via Roma e così quella di via Marenco, dove La Stampa è rimasta dal 1968 al 2012.
Per la prima volta, la decisione di cambiare sede non è stata determinata da ragioni tecniche: la rotativa e i terminali dei computer sono gli stessi. Non è cambiato il giornale, ma il trasferimento si è reso necessario perché tutto intorno al giornale sta cambiando e la vecchia struttura redazionale non era più in grado di rispondere alle nuove esigenze dei lettori. Una redazione lunga e stretta come quella di via Marenco era perfetta per i tempi nei quali è stata progettata, quando ogni settore lavorava scollegato dagli altri, avendo come unica piattaforma di distribuzione delle notizie il giornale su carta. Con il passare degli anni, con l’arrivo di Internet, degli smartphone e dei social media si è cercato di fare fronte alle nuove esigenze, ma la strutture dell’edificio impediva di farlo nel modo migliore: la redazione web era in un’altra ala del palazzo, le cabine della radio e della web tv anche, la direzione era lontana dalla redazione e dai capi redattori e le comunicazioni interne erano molto complesse.
Nel scegliere un edificio per la nuova sede, l’obiettivo principale era individuare una struttura che disponesse di una grande sala nella quale concentrare tutte le risorse che servono a informare i lettori dove vogliono, quando vogliono e su cosa vogliono in ogni momento della giornata, e sulla tradizionale carta il giorno dopo. L’edificio di via Lugaro 15 rispondeva a questa esigenza e ha reso possibile la realizzazione di una redazione che per la prima volta al mondo è stata progettata su cerchi concentrici, disposti intorno a una postazione, sempre circolare, di comando nella quale si trovano i capi redattori, l’art director, il photo editor, il responsabile delle attività digitali. Intorno a loro, nel secondo cerchio, i settori più interessati alle hard news: economia, politica, cronaca nazionale, esteri, spettacoli e società e ovviamente il web. Nel terzo cerchio le attività di supporto poligrafiche e tecniche. Su un lato c’è la direzione, separata dalla redazione solo da un vetro; sull’altro lo studio della tv e le cabine di registrazione della radio. Sopra al cerchio centrale alcuni monitor sono perennemente collegati con i principali siti web di informazione e con le reti all news. Su di una parete, altri monitor mostreranno le pagine del giornale, in modo che tutti siano costantemente aggiornati sul loro stato di lavorazione.
Tutte le persone che contribuiscono al processo produttivo, sia quello focalizzato sulla tradizionale carta che a quello destinato al web e ai dispositivi di comunicazione mobile, si trovano ora a pochi metri di distanza una dall’altra, a portata di vista e di voce. Ogni operazione avviene con maggiore tempestività e c’è la sensazione di partecipare alla lavorazione di un prodotto collettivo realizzato insieme e non più attraverso la somma di diversi compartimenti stagni.
Con questo cambiamento, La Stampa è perfettamente attrezzata per affrontare le sfide del futuro. Dopo le iniziali perplessità di fronte al disegno di una redazione a cerchi concentrici ora tutti giudicano la nuova redazione più bella, più funzionale e più rispondente alle esigenze di un giornale moderno.
da La Stampa
di Vittorio Sabadin