Prima di noi c’è la Papua Nuova Guinea, subito dopo Haiti. Abbiamo migliorato sensibilmente la nostra posizione, balzando in avanti di 25 posti, anche grazie al proscioglimento dei giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi che si sono occupati dell’inchiesta Vatileaks 2 sulle spese economiche della Santa Sede. Purtroppo, però, l’Italia “rimane uno dei Paesi europei in cui vi è il maggior numero di giornalisti minacciati dalla mafia e dalle altre organizzazioni criminali”.

Parliamo della Classifica Mondiale della Libertà di Stampa 2017 stilata da Reporters sans frontieres (Rsf). L’Italia si piazza al 52esimo posto su 180 Paesi: in prima posizione c’è la Norvegia, mentre la Corea del Nord chiude la lista. “L’edizione 2017 della Classifica Mondiale – scrive Rsf nella sua analisi – è segnata dagli attacchi contro i media, dal trionfo degli uomini forti, dall’era della post verità, dalla propaganda e dalla repressione, in particolare nelle democrazie”.

Il riferimento è ovviamente ai grandi del mondo come l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti (che si piazzano al 43esimo posto perdendo 2 posizioni rispetto al 2016). “L’ossessione per la sorveglianza e la violazione della riservatezza delle fonti – spiega Rsf – contribuiscono a trascinare verso il basso molti Paesi considerati come virtuosi fino a ieri”.

La Turchia, da sempre sul fondo della Classifica, ha perso ulteriori 4 posizioni rispetto allo scorso anno e si trova al 155esimo posto. Il colpo di stato fallito contro il presidente Recep Tayyip Erdoğan e la deriva autoritaria hanno trasformato la Turchia nella più grande prigione al mondo per i professionisti dei media. Non va molto meglio nella Russia di Vladimir Putin che rimane ancorata sul fondo della classifica al 148esimo posto. Alla Siria, immersa in una guerra senza fine, che rimane il Paese più mortale per i giornalisti, stretto tra un dittatore sanguinario e gruppi jihadisti, è stato assegnato il 177esimo posto. In ultima posizione la Corea del Nord che “continua a tenere la gente nell’ignoranza e nel terrore”.

In Italia, come già accennato, il balzo in avanti è stato accolto positivamente e con qualche polemica poiché Reporters sans frontieres ha attaccato l’atteggiamento del Movimento 5 Stelle verso i media del nostro Paese.

“6 giornalisti italiani sono ancora sotto la protezione della polizia h24 dopo le minacce di morte, in particolare, della mafia o di gruppi fondamentalisti. – scrive Rsf – Il livello di violenza contro i giornalisti (intimidazioni verbali o fisiche, minacce e provocazioni) è molto preoccupante soprattutto perché alcuni politici, come Beppe Grillo del Movimento 5 Stelle (M5s), non esita a rilasciare pubblicamente il identità dei giornalisti che li infastidiscono. I giornalisti sono sotto pressione da parte dei politici e optano per l’autocensura”.

Non si è fatta attendere la replica del leader del M5s con un post sul suo blog. “Reporter senza frontiere – si legge su www.beppegrillo.it – dice che diffondo l’identità dei giornalisti sgraditi. Forse non sono stati informati bene dai direttori dei giornali italiani che li hanno contattati per cambiare la classifica (vi hanno contattato, vero?). Non viene pubblicata l’identità dei giornalisti sgraditi, viene smentita le balle che diffondono o viene risposto alle loro offese gratuite. (…) La colpa di questo sistema informativo marcio è mia. In un Paese in cui un ex premier condannato tiene in mano 3 televisioni da oltre 20 anni, dove molti giornali nazionali sono amministrati da editori impuri iscritti a partiti politici o, peggio ancora, dove alcuni quotidiani sono persino proprietà diretta di partiti politici, il problema sono io, che scrivo su un blog”.

Ma cos’è Reporters sans frontieres? Rsf è un’organizzazione indipendente con sede a Parigi fondata nel 1985 riconosciuta a livello internazionale come leader per la difesa e la promozione della libertà di informazione ed è accreditata presso le Nazioni Unite, l’Unesco ed il Consiglio d’Europa. Per stilare la Classifica annuale Rsf ha sviluppato un questionario che viene sottoposto a professionisti dei media: non solo giornalisti, ma anche avvocati e ricercatori selezionati dall’organizzazione. Il grado di libertà è quindi stabilito tramite apposite formule che prendono in considerazione: il pluralismo; l’indipendenza dei media; l’autocensura; il quadro normativo; la trasparenza; le infrastrutture; gli abusi.

Libertà di Stampa

Articolo precedenteContro i mali del web la Boldrini e la Camera si mobilitano
Articolo successivoFaceShot: occhiali da sole per registrazioni facili
Francesco Ferrigno
Giornalista, esperto di comunicazione, copywriter. Laureato in Scienze della Comunicazione e successivamente specializzato in digital journalism e content marketing. Collabora con diversi quotidiani, portali web e agenzie di comunicazione, tra cui Media 2000, Antimafia 2000, iGv Network, Il Mattino.