Marco Pratellesi, professore LUMSA, giornalista esperto di digitale ed analista del continuo modellarsi del mondo dell’informazione tecnologicamente modificato, dice che l’abilità delle macchine nel riprodurre il linguaggio umano e nel generare immagini che non corrispondono alla realtà, laddove non esplicitamente dichiarato, equivale a una sorta di reato di sostituzione di persona. “Creare contenuti senza esplicitare l’intervento dell’IA significa ingannare sulla loro autenticità – precisa”.
“Cosa sarà di noi” evento TuttiMedia
L’incontro “Cosa sarà di noi” che il nostro Osservatorio TuttiMedia ha dedicato all’ultima evoluzione dell’IA di cui Cosimo Accoto, presente, parla nel suo ultimo libro “Il Pianeta Latente (edito da Egea) è stata l’occasione per capire di più su questo mondo dove.
Il Pianeta Latente
Nel libro si legge: “L’ultima parola in realtà è già stata detta, e noi non se ce ne siamo accorti. Una volta che abbiamo passato la parola alla macchina abbiamo scardinato ordini agenti e sensi del discorso perché ci saranno parole senza autori, lettori senza testi, retoriche senza interazioni, significati senza referenti, linguaggi senza mondi. Viviamo il paradosso dell’estensione e dell’estinzione della parola umana, infatti tra uomini siamo costruttori di significato mentre la macchina è calcolatrice di parole siamo a un incontro scontro fra parole e calcolo. Se in passato la scrittura aveva reso la lingua orale visibile d’ora in poi la programmazione rende la scrittura eseguibile”.
A chi spetta l’ultima parola?
E allora si chiede Pratellesi “A chi spetta l’ultima parola? La parola, ha spiegato, è un segno, il legame tra significato e significante, ed è attraverso la capacità di condividere questi segni che gli esseri umani comunicano. Ed è qui che entra nel cuore del cambiamento che tocca al giornalismo: “è difficile prevedere cosa accadrà dice -. Tuttavia invita ad evitare l’errore di considerare le piattaforme digitali, nate con altri scopi, come strumenti di informazione”.
Riporta l’esempio, ChatGPT che “non è stato progettato per fare giornalismo, e usarlo in questo campo rischia di negare il vero valore dell’informazione”. Secondo Pratellesi, infatti, i giornali non dovrebbero istruire l’IA sui propri contenuti e valori editoriali, così da ottenere risposte in linea con il proprio stile informativo. Alcune testate americane e canadesi lo stanno già facendo. In Italia, Il Foglio ha avviato un simile processo, riuscendo, in certi casi, a produrre contenuti persino superiori a quelli della redazione tradizionale”.
Che ne sarà della professione giornalistica?
Sul futuro della professione giornalistica, Pratellesi è sereno: il cambiamento non lo spaventa. Immagina che il ruolo del giornalista possa evolvere in quello di ufficiale di controllo, che affida alla macchina la raccolta del reale, ma ne mantiene la supervisione critica. “Dobbiamo ripensare il rapporto uomo-macchina in tutte le professioni – sostiene -. L’innovazione tecnologica avanza, spesso, più rapidamente della trasformazione culturale. ChatGPT sintetizza ciò che trova online, il giornalismo vero consiste nel scoprire ciò che non è ancora noto – una differenza fondamentale. Negli Stati Uniti si stanno sviluppando strumenti di IA capaci non solo di riassumere articoli, ma di estrarre vere e proprie notizie, individuando gli scoop. Il futuro richiederà rapidità di adattamento, perché il tempo a disposizione si sta esaurendo”.
Conclusione
Conclude con una provocazione: ”E se lasciare il governo agli algoritmi, può essere un vantaggio?”.
Ne continueremo a discutere perché la comunicazione che modella il mondo e la vita dell’uomo è la funzione che si è assegnato l’Osservatorio TuttiMedia di cui fanno parte Confindustria Radio Tv, Eni, Meta, FIEG, Google, Mediaset, IAA Italy Chapter, Rai Pubblicità, RAI, Gruppo Unipol, Banca Intesa Sanpaolo, Ferrero, UPA da un quarto di secolo.