Presidiare la conversazione sul tema di genere deve essere una priorità ed anche un’emergenza per le donne». Questo è uno dei numerosi spunti di riflessione che ci ha lasciato Monica Fabris nella nostra intervista che apre la serie di testimonianze dedicate a “Donna è Innovazione”, percorso culturale e sezione del premio Nostalgia di Futuro, promosso dall’associazione Osservatorio TuttiMedia e dalla rivista Media Duemila.
Gender gap, comunicazione, sostenibilità sociale, ostacoli e rinunce, realizzazione professionale sono state le parole chiave dell’interessante chiacchierata.
Monica Fabris, esperta di marketing e comunicazione, donna in carriera è arrivata nel 2011 alla Presidenza dell’Istituto di ricerca Episteme, operante sul territorio nazionale ed internazionale. Le abbiamo chiesto cosa significasse per lei questo traguardo: «Per carattere, penso sempre ai traguardi da raggiungere ed infatti non è cambiata la mia percezione di mancanze da colmare, cose da imparare, cambiamenti da apportare. Tendo a vedere la strada ancora da fare».
Di ostacoli Monica Fabris ne ha affrontati molti, essendo anche “figlia d’arte”, come si è definita lei stessa. È infatti figlia di Giampaolo Fabris, uno dei maggiori esperti di Sociologia dei consumi, da cui ha rilevato la società di consulenza che ha poi rifondato come istituto di ricerca in cui ricopre la carica di Presidente: «Una prima parte della mia storia professionale è stata caratterizzata dal dover affrontare lo stereotipo negativo che investe i figli d’arte – afferma – ma l’essere completamente autonoma è sicuramente una delle caratteristiche dominanti della mia storia professionale».
La buona notizia è che il soffitto di cristallo per lei non esiste più, anche se il problema della disparità di genere è tutt’altro che risolto, tanto che il gender gap, soprattutto in Italia, raggiunge livelli alti in molti ambiti della nostra società: «Sostenere il cambiamento attraverso racconti ed esempi di sostenibilità sociale è ancora importante se vogliamo saltare oltre gli stereotipi e l’educazione di genere – sottolinea – La sostenibilità è un valore legato alla femminilità, è intrinseca al fatto di essere donna e madre. Alle imprenditrici chiedo di sostenere la battaglia in cui si chiede di far leva proprio sui nuovi equilibri possibili per rifondare l’economia».
Tuttavia, bisogna sempre fare i conti con gli imprevisti, come dimostra il confinamento, che ha influito negativamente sui traguardi raggiunti in termini di indipendenza ed autonomia. Difatti, secondo la ricerca “LA MISURA DELLE COSE. Indagine sull’Italia che deve cambiare”, a cura di Episteme e CSA Research, durante la quarantena si sono acuite le disparità di genere: le donne si sono fatte carico della cura della casa e della famiglia, ovviamente a scapito del lavoro.
«Progetti a sostegno di una cultura più inclusivi – sottolinea – sono indispensabili per poter rimediare a questo imprevisto. È, ancora, necessario che le donne si affranchino dai ruoli in cui da sempre sono relegate: l’essere angeli dei focolari, per esempio. Fuori casa bisogna ambire a posizioni di maggior prestigio e a ruoli apicali nelle aziende».
In ogni caso la ricerca pone in evidenza anche una positività: l’esperienza del confinamento ha permesso alle donne di fortificarsi, di essere in grado di cogliere i cambiamenti al meglio, ed ha contribuito alla diffusione dell’idea che «molte cose miglioreranno quando le donne assumeranno pari influenza degli uomini sul lavoro e nella politica».
Per Monica Fabris, dunque, le sfide per ridurre il gender gap, sono ancora da affrontare e vincere: «Dobbiamo occuparci di donne sempre – precisa – affinché nessuna si senta sminuita ed arrivi a pensare che la disparità possa essere un problema residuale o addirittura personale. Questo atteggiamento implica la tendenza a negare l’evidenza e come conseguenza arriva ad assegnare alla parola femminista una connotazione dispregiativa».
L’invito di Monica Fabris alle donne è di ignorare le distorsioni e continuare a convogliare tutte le energie al sostegno delle conversazioni sui temi utili alla parità di genere per evitare che cada nel dimenticatoio. «Per presidiare la conversazione sul tema di genere nell’era della comunicazione, le donne devono sviluppare uno spirito combattivo – precisa – perché noi non ci muoviamo secondo una logica di spartizione del potere, ma di responsabilità. Questo è uno dei motivi che le relega a ruoli marginali. Noi finiamo per non lottare, invece dobbiamo combattere per affermarci. L’arena è competitiva, bisogna competere con la modalità di occupazione degli spazi».
L’Invito alle giovani donne in generale, ed in particolare a quelle che partecipano attivamente al progetto “Donna è Innovazione”, è: «Nulla è scontato – conclude – soprattutto i traguardi già raggiunti dalle donne. Le nuove generazioni non possono rimanere ferme. La lotta è ancora impari, meglio adeguarsi alle regole della competizione. Non è il momento di arrendersi».
E noi di “Donna è Innovazione” promettiamo che non lo sarà mai.