Il 23 e 24 giugno scorso saranno da ricordare perché il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria, ha approvato in via definitiva la sua prima legge che fissa l’obiettivo vincolante di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, e delle emissioni negative dopo quella data. Quelli dunque che rappresentavano dei “generici” impegni politici in materia di Clima, sono ora degli obblighi giuridici. La stessa legge venne concordata ufficiosamente nell’aprile scorso, ed ora ufficializzata con 442 voti favorevoli, 203 contrari e 51 astensioni. Il dato probabilmente più rilevante è che l’obiettivo dell’Ue di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 è stato innalzato dal 40% ad almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 (considerato come l’anno di riferimento delle emissioni). “Questa legge porterà l’Europa ad una neutralità climatica entro il 2050” ha commentato il presidente belga del Consiglio europeo Charles Michel. A partire da questo momento perciò, la Commissione europea dovrà presentare delle proposte di modifica rispetto ad alcune normative Ue, finalizzandole sia all’obiettivo in questione, ma integrandole altresì con nuove direttive relative al cambiamento dell’uso dei suoli e ad un piano d’azione per le foreste (silvicoltura), grazie alle quali la riduzione delle emissioni aumenterebbe sino al 57%. Entro inoltre il 30 settembre 2023, e di seguito per ogni cinque anni, attraverso un Comitato scientifico consuntivo indipendente, la stessa Commissione europea monitorerà i progressi rispetto all’obiettivo prefissato, (attraverso delle tabelle di marcia), nonché in relazione alla coerenza delle misure varate dalla Ue, agevolando anche il dialogo tra le parti coinvolte. Oltre ai traguardi delle emissioni per il 2030 ed il 2050, si prevede che la Ue si ponga un obiettivo intermedio per il 2040, e si doti di una proiezione del bilancio indicativo per i gas a effetto serra (carbon budget) per il periodo tra il 2030-2050, in accordo col trattato di Parigi. Un ulteriore strumento previsto riguarda il “Public sector loan facility”, in riferimento al prestito pubblico proveniente dalla Banca europea, per le regioni maggiormente compite dalla transizione, la cui economia è ancora fortemente dipendente dal carbonio. Gli eurodeputati Verdi, per la verità, non hanno dato il loro consenso alla legge ritenendola “insufficiente”o poco ambiziosa rispetto alle sfide. In questo stesso quadro, è stato inoltre approvato un “controverso” progetto di risoluzione, finalizzato a proteggere e a promuovere il diritto alla salute, in particolare i diritti alla salute sessuale e riproduttiva (Sexual and Reproductive Health and Rights –SRHR) come fondamento dei diritti delle donne e della parità in genere. In plenaria è intervenuto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, il quale si è complimentato con l’Europa ribadendo, a proposito di quest’ultima risoluzione, che “bisogna proteggere i diritti umani delle persone vulnerabili anche in Europa, a prescindere da dove arrivino”. Sempre da Bruxelles infine si è riaffermato il proposito di continuare a sostenere la prospettiva europea della Bosnia-Erzegovina. La commissione Ue prevede di presentare una serie di proposte il prossimo 14 luglio 2021 affinché l’Europa possa conseguire l’ obiettivo del 2030, mentre la legge sul Clima entrerà concretamente in vigore con la pubblicazione nella Gazzetta dell’Ue. La relatrice del Parlamento Jytte Guteland (Svezia) ha così salutato la nuove legge: “Sono orgogliosa che finalmente abbiamo una legge sul clima. Abbiamo confermato un obiettivo di riduzione delle emissioni nette di almeno il 55%, più vicino al 57% entro il 2030 secondo il nostro accordo con la Commissione. Avrei preferito andare anche oltre, ma questo è un buon accordo basato sulla scienza che farà una grande differenza. L’UE deve ora ridurre le emissioni nel prossimo decennio,più di quanto abbia fatto nei tre decenni precedenti messi insieme. Abbiamo obiettivi nuovi e più ambiziosi che possono ispirare altri paesi a fare un passo in avanti”.