Strizzare l’occhio alla nuova frontiera del 2.0 per l’amministrazione pubblica dovrebbe significare anche sostenibilità e minore impatto sull’ambiente, perché non si può digitalizzare la burocrazia senza considerare il consumo di energia o lo smaltimento dei terminali meno evoluti. Inoltre, solo un coinvolgimento più sensibile della PA potrebbe guidare il mercato e i cittadini stessi verso una direzione più eco-sostenibile: con questo proposito ambientalista, il Forum PA 2010 intende dedicare un approfondimento espositivo al “green computing”, ovvero lo smaltimento dell’ICT nel rispetto della natura.
Ormai anche nell’amministrazione pubblica impera il dictat “Web 2.0”. Non si può, però, parlare di futuro digitale senza pensare prima al futuro incerto dell’ambiente: le vecchie carcasse dei computer verranno smaltite in modo sostenibile? Perché non utilizzare materiali riciclati e abbassare i consumi di energia? Infatti, se è vero che l’amministrazione pubblica costituisce il maggior acquirente di tecnologie del Paese (17% del PIL), essa dovrebbe imprimere una spinta propulsiva per orientare la produzione di hardware e software che costino meno in termini di risorse naturali ed energetiche e allo stesso tempo sviluppare nel cittadino una coscienza più virtuosa dell’ambiente. Un passo avanti nel cammino verso la sostenibilità è la direttiva del Green Public Procurement (Acquisti Pubblici Verdi), uno strumento di politica eco-compatibile volto a rendere verde il mercato di prodotti e servizi attraverso la leva della domanda pubblica: una volta adottato, gli enti pubblici acquisiscono la facoltà di scegliere un prodotto in funzione della qualità ambientale, così i fornitori per non perdere un cliente così importante verrebbero stimolati a rivedere le caratteristiche e i processi produttivi dei prodotti che immettono sul mercato per ridurne gli impatti ambientali.

 

di Immacolata Mariani

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