Nell’era dell’elettricità tutto cambia, o meglio è già cambiato. Se il matrimonio fra il linguaggio e l’elettricità ha portato questo cambiamento epocale ed alla velocità in esso intrinseca, i Big Data (le nostre tracce in rete) ci condannano alla trasparenza. Niente più segreti. Massimo Gaggi oggi (19 febbraio) scrive: “La Privacy è il dilemma digitale”. Un bel titolo che mi ha riportato ai tanti articoli scritti e pubblicati da Media Duemila sul tema privacy, prima una moda, poi un esigenza per la società , per il legislatore, per il cittadino. Oggi la guerra fra Apple ed il governo americano forse e, aggiungo finalmente, colpisce anche un pubblico più ampio di quello che ritrovo nei seminari e convegni dedicati all’era definita della TRASPARENZA da Derrick de Kerckhove. Alle parole di Tim Cook, capo dell’Apple, che nega l’accesso all’Iphone Gaggi ribatte che bisogna diffidare dei sacerdoti della tecnologia che trasformano un’innovazione (dunque business) in virtù morale.
Domenico de Masi ha dichiarato che oggi non è più possibile tradire e mantenere il segreto e non crediamo si riferisse solo ad una questione di coppie. È stata un’altra amica, Flavia Marzano, a sottolineare che ad un suo invito la senatrice in questione ha risposto di non poter partecipare perchè impegnata in aula. Ebbene si è poi scoperto, senza troppe difficoltà , che la senatrice in questione è stata praticamente sempre assente in aula. Mentire, dunque, oggi è stupido. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ripete spesso, lo ha ripetuto aprendo i lavori della conferenza dedicata alla relazione 2013 di Antonello Soro, garante privacy: “…Da Procuratore nazionale antimafia ho più volte provato la frustrazione di veder bloccate indagini importanti e ribadito quanto sia necessario procedere con accordi internazionali per facilitare, in caso di reati acclarati, l’individuazione dei colpevoli. Deve valere per internet quanto vale, ad esempio, per il mondo finanziario: come siamo chiamati a contrastare i ”paradisi fiscali” e il segreto bancario in caso di reati economici dobbiamo contrastare i ”paradisi virtuali” dove risiedono server che non consentono la rintracciabilità , o la rendono estremamente difficile, di chi ha commesso crimini perseguibili dal nostro ordinamento” (vedi la relazione integrale). Ma in un mondo dove l’imprenditore libanese Tony Fadell (padre dell’iPod ed inventore dei termostati intelligenti della Nest Labs che Google ha pagato 3,2 milioni di dollari) guarda agli oggetti connessi attraverso l’elettricità che per funzionare non hanno più bisogno della nostra intelligenza, privacy e trasparenza cosa significano?
L’attualità del caso Iphone riporta ad un contesto legislativo ormai obsoleto che non riesce a far fronte ai cambiamenti indotti dalle tecnologie digitali. Si legge nell’articolo di Gaggi ” …per trovare un appiglio giuridico che gli consentisse di obbligare la società di Cupertino a collaborare con l’FBI, il giudice ha dovuto rispolverare l’All Writs Act del 1789″.