Lettera aperta di Paolo Lutteri – 7 marzo 2024
Cara Marinella,
già nel Medioevo i cultori di logica lo chiamavano ‘argumentum ad personam’. Eh già: non è che un fatto sia vero solo perché lo ha detto lui (o lei). Lui (o lei) può essere un profeta, un monarca, un influencer, un dotto cattedratico, un politico, un allenatore del pallone, un cartomante o un mediatore impiccione. Anche se su un piedistallo, o su un pulpito, le proposizioni sono vere solo se sono supportate dalle prove concrete, non perché le ha dette Tizio o Caio.
Eppure la credulità popolare segue i personaggi leader, affascinata dal portamento, dalla carriera, dal presunto carisma, forse dagli ego straripanti.
Diciamocelo: fare sponda con qualcuno è più facile che una laboriosa ricerca di conferma di verità. Questione di velocità, di disimpegno critico. L’adesione, magari in buona fede, a giudizi di evidenza superficiale è coinvolgente anche dal punto di vista psicologico. Si abbassa la soglia del pensiero critico e del dubbio. Far lavorare molto il cervello costa fatica. Più facile fidarsi di una presunta autorevolezza.
Nella storia abbiamo esempi di giudizi autorevoli profondamente falsi che hanno sedotto le coscienze degli individui e condizionato i mass media, nonostante i dubbi e le criticità che qualcuno sollevava. Non è qui il caso di parlare di fede religiosa, perché dovremmo comparare gli attributi soprannaturali delle divinità cristiane o islamiche o indù e infilarci nel ginepraio di quali nomi divini, quali santi, quali illuminati, quali protettori dall’aldilà siano efficaci o no. Vorrei restare nel campo della scienza e sfatare anche linguaggi impropri, correnti al giorno d’oggi. Per esempio: il sole non sorge e non tramonta, è la terra che gira. Eppure per secoli la conoscenza del cosmo è stata autoritariamente basata su una concezione geocentrica, anche se nel passato alcuni greci avevano provato il contrario. Sarà stata la paura di tiranni ignoranti?
Ai giorni nostri l’argomento dell’affidabilità dei leader, spesso organizzata coscientemente nel sottobosco della politica, ha scatenato guerre. L’affidabilità autoreferenziale è un arma nelle mani di dittatori, ma anche di tanti governanti ‘democratici’ che devono cercare a tutti i costi consenso, fiducia, affidabilità negli elettori. Nel mondo consumista l’affidabilità è questione di marketing e i codici etici della pubblicità faticano a controllare slogan e iperboli, per non dire ‘i consigli per gli acquisti’, i product placement e i brand content.
Emerge che il ruolo dei mass media e dei giornalisti sia cruciale: non pennivendoli al servizio di una causa, ma trasparenti cercatori di verità. Non date spazio al falso! Le idee possono essere molteplici e i percorsi di pensiero possono divergere; molte ipotesi sono soggettive e plausibili, ma non è pluralismo dare spazio di propagazione a un terrapiattista, a una dieta velenosa o a un imbroglione seriale, anche se affascinante per certi attributi. Nel campo dei consumatori, si spera che, con l’aiuto di una informazione seria, per i creduloni si alzi la soglia di attenzione al vero e all’effimero.
Le fallacie informali sono pestifere per una coscienza collettiva, per la condivisione del sapere e per lo sviluppo della civiltà. Poiché abbiamo la conferma che sul Monte Olimpo non ci sono dei col fulmine in mano, è meglio se ci concentriamo sulle nostre responsabilità di abitanti di un mondo ormai di tutti, con parità di diritti e doveri. I rischi globali incombono. Non bastano, sappiamo, le dichiarazioni, occorre ‘mettere a terra’ i progetti, come si dice in politica. L’affidabilità si misura nel concreto.
Buon lavoro, Marinella!
Paolo