Il Pianeta Latente, libro  di Cosimo Accoto è stato  protagonista del nostro primo dibattito 2025 che si è svolto in Upa a Milano, come d’abitudine. L’incontro sì è svolto in modalità Atelier di Intelligenza Artificiale, ed esclusivamente per i soci dell’Osservatorio ed i loro invitati. Qui di seguito qualche concetto estratto dal libro che si divide in tre capitoli:  L’ultima parola  – L’occhio assente – L’atto osceno.

Il testo tratta dell’emancipazione della macchina e della regressione dell’uomo rispetto a delle qualità e proprietà che erano nostre.

Parola – immagine  – azione le tre chiavi dei 3 capitoli. L’azione è l’ultimo atto della creazione che ambia il mondo. L’uomo deve ridisegnare il suo ruolo nel contesto mutato.

Da “L’ultima parola”(cap. I)

L’ultima parola in realtà è già stata detta, noi non se ce ne siamo accorti.  Una volta che abbiamo passato la parola alla macchina abbiamo scardinato ordini agenti e sensi del discorso perché ci saranno parole senza autori, lettori senza testi, retoriche senza interazioni, significati senza referenti, linguaggi senza mondi.

Viviamo il paradosso dell’estensione e dell’estinzione della parola umana, infatti tra uomini siamo costruttori di significato mentre la macchina è calcolatrice di parole siamo a un incontro scontro fra parole e calcolo.

Se in passato la scrittura aveva reso la lingua orale visibile d’ora in poi la programmazione a rende la scrittura eseguibile.

In questo si parla anche di svuotamento della mente e della parola sintetica e di un fatto che non è più comprensione dei sensi (ma questi argomenti de Kerckhove ci ha ben edotti).

La parola ha non umani ne decreta anche l’estinzione nelle forme che ci sono familiari.

“…la dose narcotica di umanesimo consolatorio che ci siamo iniettati farà il suo effetto anestetico.  Per un po’ non sentiremo dolore. Ma una volta che sarà terminata la sedazione, al risveglio ci scopriremo doloranti. E realizzeremo di essere altro e altri e cambiati.  Noi insieme dentro la nuova terraformazione sociotecnica in cui ci ritroveremo ad abitare il vivere”.

Accoto precisa che la sua è un’esplorazione ed anche un tentativo di orizzontare e non catastrofale (due concetti che trovo interessanti da condividere perché vicino al nostro DNA). Preferisce la parola protomedialità a postmedialità.

E si chiede e forse chiede: “Come valutare come assicurare l’affidabilità di modelli e dispositivi linguistici su larga scala che incrociano in maniera interconnessa stratificata dinamica oltre che fortemente innovativa la computazione macchinica e la comunicazione umana l’operazione di calcolo e il senso della parola?”.

Da “L’Occhio assente” (cap II)

L’immagine che non rappresenta più, per esplorare al meglio questo passaggio alla non-rappresentazionalità del visuale sarà utile raccontare delle arrischiate morfosi della visualità che incanta e della indivisualità che disincanta. Senza umani, senza mondo e da ultimo anche senza immagini avendo perso queste ultime il loro potere di incantamento.

Così quella provocazione che abbiamo riferito alla scrittura parlando di ultima parola si ripropone anche con l’immagine e con l’eresia dell’occhio assente come per la scrittura non più fatta per essere letta anche l’immagine non ho non è prodotta per essere vista. Da umani quantomeno. Dunque, anche il senso della visualità con i suoi antichi privilegi e i suoi rassicuranti paradigmi antropocentrici viene oggi messa in questione.

Storicamente le tecnologie della visione macchinica nate con l’idea di comprendere meglio il funzionamento della visione antropica sono divenute poi nel tempo strumentalità in grado di oltrepassarla…. e paradossale tra estensione dell’umano e astensione dall’umano che molti faticano a comprendere, dentro le nuove tecnologie e ingegnerie della dicibilità (la parola) dell’osservabilità (l’occhio) e dell’agentività (l’atto). Elemento provocatorio per la nostra cultura e l’emergere di un nuovo modo sovrumano di osservare il mondo.

Come è accaduto per la lingua divenuta calcolo automatizzato di probabilità senza referenza col mondo, anche qui si perde il riferimento primario al referente reale per lasciar posto a un processamento di dati e di modelli fatto da macchine.  C’è dunque un osservatore che tende a lasciare l’uomo fuori dal loop. Sono le tecnologie della visione astensive dell’umano (non meramente estensive dell’umano) quelle per le quali la presenza antropica esclusa, e l’occhio umano assente.

La potenza inflattiva dell’immagine sintetica deriva dalla capacità macchinica di scandagliare e valorizzare lo spazio latente osservato, ma invisibile all’umano, il processo machinico generativo inverte tecnicamente la logica classificatoria tipica dell’intelligenza artificiale discriminativa: dalla classificazione automatica si è passata la generazione automatica delle immagini.

Non è dunque solo questione di falsificazione manipolazione delle immagini ma della trasformazione della nostra società da società archivistica a società oracolare. Un contesto dove la dimensione estetica dell’immagine si ritira.

Per nel corso della civiltà moderna e contemporanea della macchine abbiamo cercato di comprendere e rendere esplicito il concetto di agentività dei sistemi di automazione e di autonomia macchinica andando via via anche oltre le cornici culturali di un umanesimo datato che ci impedisce di cogliere con consapevolezza piena la stratificazione, la sovrapposizione, l’interdipendenza, la negoziazione di agenti umani e non umani dentro le liminalità morfanti del loro divenire culturale  e ingegneristico. L’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa produce filosoficamente operativamente uno scardinamento insidioso dei regimi di verità e falsità storicamente dati e agiti fino ad oggi. con quali immunità e affidabilità andremo avanti?

Nell’emergente civiltà post- ottica chi discernerà fra vero e falso, la copia dall’originale, il fatto dal contraffatto? Avremo anche architettura informatiche che certificheranno le notizie vere da quelle false? Vivremo tra watermarking,  fingerprinting e metadati?

La condizione informativa umana politica ingegneristica insieme è nuovamente arrischiatamente chiamata in questione, provocata nel suo significato.

Avremo trasformazione strategica di economie e modelli di business e se cambiano le vulnerabilità dobbiamo cambiare le immunità.  La visione di corto raggio sull’immediato deve essere accompagnata dalla giusta prospettiva culturale dell’immanenza e non dell’imminenza.

Da L’atto osceno(capIII)

L’atto osceno: un codice che si esegue e non si interpreta, macchine che prendono la parola, immagini che operano senza rappresentazione. Agenti e assemblaggi artificiali ad autonomia crescente.

Il futuro è dell’azione macchinica: infatti dopo essere stata discriminativa e generativa l’intelligenza entra nella fase aggiuntiva. Perché dopo aver imparato a distinguere volti e generare testi ora impara a gestire attività.  Questa macchina aggiuntiva ci deve spaventare?

La politica è un’incognita nello sviluppo del pianeta latente, perché non ne conosciamo la possibile evoluzione. Bisognerà allora valutare e domandarsi come le nuove ingegnerie riconfigurano nella pratica e nella teoria il senso stesso dell’agire.

Siamo, dunque, arrivati proprio nell’era dell’autonomous organization?

Ci aspetta un orizzonte o più profondamente una nuova società sintetica popolata e animata da agenti artificiali autonomi nelle industrie, dopo una nuova ecologia mediale e sintetica.

Già ci sono molti agenti artificiali che organizzano, riorganizzano quindi le macchine dalla medialità sono passate alla produttivit. Vivremo in una società dove saranno gli obiettivi ad essere automatizzati per le imprese.

Portare in produzione reale a scala industriale con modularità automatizzata efficiente e sicura un modello linguistico fondazionale dichiarerà uno sforzo strategico ingegneristico non indifferente, e non da tutti. (Chi resterà indietro?).

Se il senso dell’intelligenza artificiale non è quello di imitare quella biologica dobbiamo approfondire questa nuova agentività e fare in modo che l’azione e la decisione ultima rimangano umane. Questa è una politica culturale e filosofica. E’ il momento di approfondire sul significato di agentività.  Dobbiamo evitare che tutto quello che si pensa e che sono semplicemente delle ingenuità culturali che circolano a causa dell’ignoranza prendano il sopravvento.  Prima avevamo una società anche tecnologica in cui si tendeva agli “Human in the loop” oggi siamo arrivati anche al suo contrario cioè a “off de loop” e quindi è proprio vero che bisogna invitare politici a cercare di sostenere che l’umano sia sempre al centro delle decisioni e sia l’ultimo a controllare e apparati architetture dispositivi macchine.

Coevoluzione tra umani e macchine:  può assumere forme diverse mutualismo, parassitismo competizione, predazione. Solo il mutualismo porta beneficio ad entrambe (anche se sentir parlare di specie anche per le macchine fa un po’ paura).

Siamo di fronte a un mondo filosoficamente digiuno e politicamente ingenuo che guarda all’intelligenza artificiale.  L’umanesimo più filosoficamente educato e planetario interpreta in maniera complessa e sofisticata il passaggio epocale, di cui siamo facendo esperienza.

La parola esperienza mi ha fatto paura in quanto significa che non siamo più protagonisti anche perché sta arrivando la cognizione sintetica. Inquieta anche quando ha Accoto parla di altre menti e di menti possibili oltre alle menti estese che già esistono.

La società resta divisa fra un umanesimo impaurito e arrabbiato e l’altro entusiasta e tecnicamente galvanizzato.

La questione chiave è capire al meglio come e perché nuove materialità, nuove tecnicalità nuove ingegnerie arrivano a scardinare l’assemblaggio aggiuntivo esistente.  Quale nuovo orizzonte azzardato se non osceno del nostro pianeta latente potranno emergere?

L’intelligenza artificiale, dunque, è un nuovo modo di essere abitato del nostro pianeta, prefigura e configura l’ennesima ultima terraformazione del nostro mondo: la sua imminente e altra condizione di immanenza di esperienza e di intelligenza, come altri passaggi epocali della civilizzazione umana, si scardinerà. Arrivano nuovi ordini del discorso (regimi di verità /falsità) modi di produzione (regimi di possibilità/impossibilità) etiche di conduzione (regimi di responsabilità/irresponsabilità).  Per Accoto non possiamo cedere alla narcosi del pensiero talvolta accompagnata da una palese volontà estetica dell’etica sedativa, per l’appunto delle tre inquietudini: l’ultima parola, l’occhio assente, l’atto osceno.

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Maria Pia Rossignaud
Giornalista curiosa, la divulgazione scientifica è nel suo DNA. Le tecnologie applicate al mondo dei media, e non solo, sono la sua passione. L'innovazione sociale, di pensiero, di metodo e di business il suo campo di ricerca. II presidente Sergio Mattarella la ha insignita dell'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Vice Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, associazione culturale creata nel 1996, unica in Europa perché aziende anche in concorrenza siedono allo stesso tavolo per costruire il futuro con equilibrio e senza prevaricazioni. Direttrice della prima rivista di cultura digitale Media Duemila (fondata nel 1983 da Giovanni Giovannini storico presidente FIEG) anticipa i cambiamenti per aiutare ad evitare i fallimenti, sempre in agguato laddove regna l'ignoranza. Insignita dal presidente Mattarella dell'onorificenza di "Cavaliere al Merito della repubblica Italiana. Fa parte del gruppo di esperti CNU Agcom. E' fra i 25 esperti di digitale scelti dalla Rappresentanza Italiana della Commissione Europea. La sua ultima pubblicazione: Oltre Orwell il gemello digitale anima la discussione culturale sul doppio digitale che dalla macchina passa all'uomo. Già responsabile corsi di formazione del Digital Lab @fieg, partecipa al GTWN (Global Telecom Women's Network) con articoli sulla rivista Mobile Century e sui libri dell'associazione. Per Ars Electronica (uno dei premi più prestigiosi nel campo dell'arte digitale) ha scritto nel catalogo "POSTCITY". Già docente universitaria alla Sapienza e alla LUISS.