Quello che è stato un tema sugli scenari futuribili dei media nei  convegni e nei seminari accademici degli ultimi quindici anni, oggi possiamo senz’altro dire che è sotto i nostri occhi: la convergenza dei media è oggi un’esperienza normale, si può dire abituale, per un numero crescente di persone, anche se non ancora per la maggioranza di esse. Lo scenario preconizzato, e auspicato, si è dunque realizzato: è esperienza comune per molti adolescenti oggi “vedere” la loro radio preferita su Internet; è esperienza comune per molti lettori di giornali leggere il proprio, come anche molti altri quotidiani, sul Web; ed è esperienza comune, anche se ancora ristretta a un numero non grande di persone, fare entrambe le cose, ad esempio, direttamente sul proprio smart-phone. Paradossalmente sembrano proprio i media più tradizionali quelli più fungibili, grazie ovviamente alla digitalizzazione degli apparati: oggi la radio è ascoltabile praticamente da qualsiasi device, è diventata una sorta di fluido che può attraversare indifferentemente l’apparato stereo più sofisticato come il micro dispositivo lettore di file MP3 più economico, ed è già l’ambiente sonoro dell’universo Web così come lo era, e lo è tuttora, nel mondo reale prima che l’Internet fosse concepito. Anche la televisione non è da meno dato che è già possibile vederla attraverso un browser web o sul proprio cellulare, anche se non sono in molti ancora a prediligere queste modalità di visione. I media, in sostanza, oggi appaiono tutti convergenti su dispositivi video/sonori, che tuttavia si stanno specializzando rispetto alle modalità d’uso: personali oppure collettive, ovvero “da tasca” oppure “da salotto”. Forse il prossimo passo della convergenza sarà proprio quello di dare una forma abbastanza stabile a questi due prevedibili device futuri, quello individuale e quello per la casa. E con tutta probabilità sarà la standardizzazione di questi due device ideal tipici ad accelerare ulteriormente la compressione di tutti i media a disposizione e presenti sul mercato in un unico strumento di consultazione, multimediale e, volendo, simultaneo, compresi quelli futuri che potranno essere concepiti se, ad esempio, i social network o il cloud computing finiranno per configurare ulteriori, innovative tipologie di media, oggi solo difficilmente intuibili. Una riflessione a parte, in questo scenario che abbiamo già cominciato a vivere nella quotidianità, va fatto per i cosiddetti media cartacei, fra i quali è bene, dal punto di vista del mercato editoriale, considerare anche i libri insieme ai giornali e ai periodici. Non credo che la “carta” scomparirà a breve. La sua leggibilità e praticità ne determineranno una durata maggiore delle profezie che vengono pronunciate oggi. Ma è altrettanto certo che il suo ruolo cambierà e probabilmente si ridurrà in termini assoluti e pertanto i costi di produzione dovranno parallelamente modificarsi; non è un aspetto così banale come potrebbe sembrare da una sintetica enunciazione, perché si tratta di inventare radicalmente un nuovo modello di business. Ed è esattamente quello che sta avvenendo, per sperimentazioni successive, in questi anni. La convergenza dei media, in ultima analisi, determinerà anche una ridefinizione dei ruoli dei supporti digitali e di quelli cartacei. Un altro tema che va considerato è poi quello dei contenuti dei media nella convergenza; e l’auspicio è che l’evoluzione tecnologica e quindi la gradevolezza tecnica dei supporti mediatici sia inseguita con pari appetibilità anche dalla qualità e creatività dei contenuti, televisivi, radiofonici, giornalistici. In modo che gli affascinanti oggetti che stanno diventando i media nelle nostre mani non veicolino prodotti di non pari interesse.