Lettera aperta di Paolo Lutteri – 7 dicembre 2023
Caro Antonio,
come sai è in corso a Dubai il 28° Summit mondiale sui cambiamenti climatici (Cop28). Gli interventi dei governi sembrano poco sinceri: in pubblico, a favor di popolo, sostengono le campagne anti inquinamento, ma le iniziative concrete sono lente, deboli, allungate nei meandri delle lobbies e nel tempo. Se diamo retta a Guterres, segretario Onu, e a Papa Bergoglio, di tempo non ce n’è più.
Di fatto, se spegnessimo adesso i motori a combustibile fossile, la vita economica degli umani finirebbe subito. Senza energia sufficiente per lavorare, muoversi, mangiare e stare in salute, ogni asset crollerebbe. Non resta che dilazionare gli interventi nel tempo e sperare di sviluppare in fretta energie rinnovabili o nucleari o spaziali su scala planetaria, in attesa che gli scienziati trovino soluzioni straordinarie magari nella fisica quantistica. Oltre a queste occasioni tecnologiche, occorrono intese politiche globali tra grandi potenze che non sembrano immediatamente verosimili, visto che Usa, Cina, Russia e India si contendono la leadership anche a suon di guerre locali.
Intanto l’Europa è a pezzetti, come i Paesi africani e sud-americani, che non pesano abbastanza.
In questo confronto-scontro quotidiano si fanno largo a sportellate (pardon: volevo dire ‘a suon di dollari’) certi Paesi arabi, ricchi ricchi proprio grazie ai combustibili fossili. Benché discutibili per democrazia, problemi sociali e tradizioni religiose, di fatto pochi sceicchi stanno comprando tutto: titoli di borsa, proprietà immobiliari, banche, imprese, infrastrutture, turismo, editoria, tecnologie, organizzazione di eventi.
Le lusinghe viaggiano sulle vie dello spettacolo sportivo, ottima piazza di endorsement. Formula 1 e Motomondiale, Olimpiadi, Calcio World Cup e calciatori celebri sono di casa in Arabia e nelle case di tutto il mondo attraverso la televisione. Poi ci sono gli sponsor delle squadre europee: Milan, Roma, Real e Atletico Madrid, Paris SG, Manchester City …
Torniamo a Dubai e vediamo che da quelle parti il marketing sostiene tutte le illusioni possibili, in un clima di lusso, vacanze, paradisi architettonici, affari e commerci fiscalmente privilegiati, conversazioni dorate sulle crisi mondiali. Niente limita lo sfarzo, neppure i rischi di sopravvivenza, perfino negati. Ricchi premi e cotillons, sceicchi principi azzurri, salotti e social festaioli, lobbisti e influencers consumisti di alto livello. Attrazioni fatali per luci della ribalta ed effetti spettacolari dentro i quali si annacquano rischi, pericoli, stragi, preoccupazioni, ragioni discutibili, ma senza contradditorio. Profumo di soldi anche nelle votazioni? Come per il calcio, le Olimpiadi e l’Expo? Là dove tintinnano i quattrini, accorrono quanti vogliono farsi comprare. Come piattaforma di lancio, non c’è male.
Quello delle pubbliche relazioni internazionali è uno show attraverso il quale sono passati in tanti e vorrebbero passare tutti, Italia compresa. Ci siamo anche riusciti, con i Giubilei, i Giochi Olimpici, i Giochi del Mediterraneo, le Universiadi, i grandi Tornei di Tennis, i Festival culturali e musicali, le Mostre d’arte ecc. Le attrazioni turistiche non ci mancano. Servirebbe offrire un Paese ordinato, pulito, efficiente, trasparente, proprio all’opposto di Roma attuale. Non voglio infierire, ma c’è qualche amministratore che ascolta i cittadini?
Tuttavia, al di là dell’ordine delle città e delle adulazioni del marketing arabo, resta il problema di come affrontare un inquinamento planetario imminente, insieme alla mancata risoluzione diplomatica delle guerre e alla crescita delle disuguaglianze sociali anche all’interno dei Paesi industriali. E’ una questione di organizzazione della nostra civiltà alla quale i grandi poteri fanno solo sorrisi.
Buon lavoro, ce n’è tanto per te, Antonio!
Paolo