Le Postille di Paolo Lutteri –10 aprile 2025
Ho cercato, in talune mie passate riflessioni, di proporre una coscienza planetaria come elemento distintivo del progresso della civiltà umana. Se ci fosse una visione condivisa, forse tanti nostri problemi sarebbero risolti. In realtà ci manca proprio quel ‘noi globale’ che alcune religioni hanno provato a far sperare. Oggi ci provano i politici, ma mancano di competenza e di carisma. Ci provano i mass media, televisioni e giornali, ma anche radio e cinema che propongono uno spettacolo da consumare insieme, anche se le sfaccettature non sono sempre omogenee. Ci provano, banalmente, gli influencers, novelli predicatori-raccoglitori di sfoghi esistenziali, senza morale. Ma ognuno di noi, col suo telefonino, sta contento della sua coscienza.
Eppure c’è qualcosa di sovraindividuale, sovranazionale, il cui uso compulsivo ci sta possedendo, senza dircelo e senza fare proclami. Forse è solo la macchina tentacolare che chiamiamo rete. La portiamo sempre con noi. Ci siamo dentro, attaccati al nostro telefono giorno e notte, per vedere, per parlare, per ascoltare, per giocare, per passare il tempo senza deprimersi. E’ un mostro pazzesco con miliardi di bocche, di orecchie, di mani, di protesi virtuali per chiedere o per comandare. Una piccola bacchetta magica come terminale delle azioni e delle voglie. Una spia di quel che succede nel mondo e auto-spia anche di chi lo usa. Forse una coscienza-archivio intimo di gusti e giudizi, alla base della nostra dipendenza psicologica. E’ uno strumento della nostra libertà e della nostra sudditanza. Responsabilità e coscienza planetaria proprio no.
Una rete polimorfica di devices sta vivendo al posto nostro. Ecco di cosa si impadronirà l’Intelligenza Artificiale globale che guiderà la civiltà umana, se non staremo attenti. Intanto qualcuno ha già messo esplosivo nelle batterie dei telefonini e migliaia di persone ci hanno lasciato la vita. Da leggere “Connessi a morte” di Michele Mezza, Donzelli Editore.
Paolo Lutteri