All’improvviso, sembra che, lungo tutti i maggiori fronti di conflitto internazionali, i nodi vengano al pettine in un colpo solo: l’Ucraina, con l’incontro diretto fra russi e ucraini, giovedì, a Istanbul, anche se alla fine non ci saranno stati Zelensky, Putin e Trump; il Medio Oriente, con la missione del presidente Usa e la liberazione da parte di Hamas dell’ultimo ostaggio israelo-americano ancora vivo detenuto nella Striscia di Gaza, ma, contemporaneamente, con l’intensificarsi, se possibile, delle operazioni di Israele contro Hamas e i palestinesi; la guerra dei dazi, con la tregua tra Usa e Cina e la riduzione delle tariffe “senza ottenere nulla in cambio” – scrive il NYT – o con un accordo al ribasso, come dice il WSJ; e, infine, il Kashmir, con la tregua fra India e Pakistan.

E’ un momento di grandi speranze, ma è pure un momento di grande confusione e totale incertezza. C’è chi ipotizza che il presidente Usa Donald Trump sia irritato con i suoi interlocutori preferiti, cioè il presidente russo Vladimir Putin e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Ma Trump è imprevedibile: sempre pronto a scaricare su altri i suoi insuccessi ed a cogliere l’occasione d’attribuirsi meriti che non ha. E, infatti, a sorpresa ‘abbona’ il nuovo regime jihadista siriano e sospende le sanzioni a Damasco.

Gli europei, che in Ucraina parevano fuori da un gioco ridotto a un dialogo diretto tra Washington e Mosca, sembrano rientrati in partita, almeno i leader dei cosiddetti Volenterosi, Gran Bretagna, Francia, Germania e Polonia, mentre l’Italia ‘trumpiana’ si ritrova ai margini.

Eventi che avvengono in sincronia con l’elezione e l’insediamento di Papa Leone XIV che evoca, nei suoi interventi, a più riprese una pace che qualifica di giusta, disarmata e disarmante. Sarebbe superficiale leggervi un rapporto di causa – effetto, ma si può constatare la coincidenza temporale.

Nel suo primo Angelus, Papa Prevost lancia un appello per una pace giusta e genuina in Ucraina e per un cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza: “Mi rivolgo alle grandi potenze perché facciano proprio l’impegno sempre attuale ‘mai più la guerra’”. Ma l’invito, ascoltato da decine di migliaia di fedeli a piazza San Pietro, non ha raggiunto i cuori di Putin e di Netanyahu. Domenica, all’insediamento di Leone XIV, ci saranno, fra gli altri, il vice-presidente Usa J.D. Vance, cattolico, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: sarà un’occasione per ripetere l’invocazione alla pace.

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.