Caro Andrea P.,
il mio presente è positivo, ho risorse limitate ma sufficienti, mi accontento di un buon marzemino e non frequento venditori di gioielli; desideri limitati, pochi spassi, piccola felicità, come Tibullo. Ma ascolto e mi guardo in giro e il quadro generale sembra indurre al pessimismo. Non posso trascurare di segnalarti i rischi futuri.
Le innovazioni tecnologiche e le innumerevoli applicazioni che ormai sono disponibili a tutti per via digitale, stanno rimescolando diritti e doveri, lecito e illecito, bello e brutto in un calderone multiforme. Distilleremo camomille o nitroglicerine? Copyright e privacy affogano, miraggi di benessere galleggiano instabilmente. Gli interventi governativi o burocratici non riescono a stare aggiornati con i comportamenti, le frenesie della gente e gli eventi della natura. La prevenzione dei rischi si limita ai semafori (quando funzionano), la programmazione si scontra con l’imprevedibilità e la moltiplicazione delle variabili, la manutenzione rincorre le falle e tappa i buchi di una vecchia diga. Non è proprio tutto così … perverso, ma le virtù e le buone notizie scarseggiano.
Ancora una volta penso che la discussione sui valori sia confusa e poco ancorata. In questa società, che qualcuno definisce ‘liquida’ e ‘fluida’, le barche sono preda delle onde dei poli di potere supernazionali. Qualche esempio: 1) il governo degli Stati uniti con la sua pratica suprematista militare ed economica; 2) le grandi compagnie tecnologiche big tech (Microsoft, Apple, Alphabet, Amazon …) che detengono i linguaggi di comando della tecnologia digitale; 3) il governo cinese che sta ancora costruendo la sua nazione, in competizione con la democrazia liberale, cercando alleati in Asia, Medioriente, Sud America; 4) il governo russo, gravido di errori sociali ed economici, alla ricerca di rispolverare l’egemonia del suo passato.
Poli di potere traballanti, ricchi di contraddizioni intestine, che forse devono aspettare ricambi generazionali per assestarsi, o per crollare del tutto, risucchiati dagli stress ecologici globali e dai divari sociali.
Non ho ancora citato l’Europa, spezzatino di figurine filoatlantiche, con un patrimonio culturale storico prezioso e privilegiato, ma oggi incapace di declinare una visione strategica lunga, una giurisprudenza comune, un atteggiamento carismatico se non esemplare per il mondo intero.
E l’informazione? Le nostre pagine imbonitrici dell’opinione pubblica addobbano i problemi seri con ricco corredo di incidenti tragici, crimini familiari, pettegolezzi di politica, disastri naturali, stragi, tutte le macchie sulle camicie. Viva sempre la libertà di espressione, ma la furia di diffondere notizie provocanti non fa crescere l’educazione. E l’audience, indice del successo commerciale delle notizie, rispecchia il sentimento popolare, ridanciano o piagnone, spesso attratto dal pruriginoso. Sembra che la maggioranza della gente voglia Barabba libero e allora siamo tutti costretti a tenerci le istituzioni instabili, i servizi inefficienti e … nuvole nere in avvicinamento.
Così è, caro Andrea. A te, che sei già attivo in una generazione moderna, devo chiedere che cosa vorrai fare con i tuoi coetanei. Ti prego, non tirare a campare e basta, pensaci un po’. Noi anziani abbiamo fatto errori e forse la nostra esperienza e i nostri consigli non li volete, non vi servono, forse sono inutili? Comunque sègnati questa: l’intelligenza artificiale deve essere un bene comune, come sostiene anche il nostro Osservatorio. Io resto ottimista: quando le crisi e i pericoli sono vicini, gli intelligenti aguzzano l’ingegno.
Buon lavoro.
Paolo