Musk

Era nell’aria, ma ora è ufficiale. Elon Musk lascia l’Amministrazione Trump 2 e Washington: se ne torna in California, criticando quella che il presidente ha battezzato “la legge grande e bella”, che taglia le tasse ai ricchi e taglia le spese per la povera gente (ma non abbastanza, secondo l’uomo più ricco al Mondo), con il risultato di fare lievitare il già enorme debito pubblico statunitense.

E’ stato lo stesso Musk a dare la notizia sul suo social X. Che il connubio tra il vulcanico Musk e l’egocentrico Donald Trump non sarebbe durato a lungo lo avevano previsto molti, quasi tutti. Ma la separazione, se non proprio il divorzio, fa comunque notizia.

Il ruolo di Musk nell’Amministrazione era sempre stato indicato come provvisorio e il suo incarico a capo del Doge, il Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica, non era mai stato formalizzato. Inoltre, il 28 maggio era il termine oltre il quale il compito di Musk non poteva essere esercitato senza ulteriori vagli politici e burocratici. E lui, prima dello scadere del termine, ha scritto che “il tempo fissato” per il suo impegno pubblico era “giunto al termine”.

La visibilità di Musk accanto a Trump era andata calando, dopo i primi fiammeggianti cento giorni. E anche se la Casa Bianca dice che i due restano “in buoni termini”, la partenza di Musk fa bene ad entrambi: l’esperienza di governo ha nuociuto agli affari di Musk, specie alla Tesla, le cui vendite e le cui azioni sono crollate, mentre le iniziative di Musk hanno nuociuto alla popolarità di Trump, con i licenziamenti indiscriminati di decine e forse centinaia di migliaia di dipendenti pubblici.

E’ quello che scrivono con parole diverse tutti i media Usa, ricordando – come fa l’Ap – gli sforzi dell’imprenditore di origini sudafricane per ridimensionare e riformare la burocrazia federale, volendola rendere più snella, più agile e più efficiente, ma anche liquidando interventi sociali nazionali e internazionali e cancellando i programmi per la diversità, l’equità e l’inclusione..

Il New York Times descrive un Musk “disilluso” che “prende le distanze da Trump” nel momento in cui lascia Washington “per dedicare più tempo alle sue aziende” e ammette di essere “frustrato” dagli ostacoli che ha incontrato nel tentativo di cambiare la burocrazia federale.

I risultati raggiunti alla guida del Dipartimento per l’efficienza della Pubblica Amministrazione sono da più parti contestati e ridimensionati, rispetto agli obiettivi di partenza e a quanto pubblicizzato.

Il Washington Post ricorda un percorso “segnato da sforzi controversi per ridurre la spesa pubblica” e sottolinea come, il giorno prima di lasciare, in un’intervista alla Cbs, Musk abbia rotto con Trump e con i repubblicani su un punto importante, cioè proprio la legge finanziaria “grande e bella”.

Ma c’è anche ci pensa, come scrive Stefano Feltri nei suoi Appunti, che “l’impegno politico” non è stato, per Musk, “il sacrificio che lui racconta”, ma è stato, anzi, “un ottimo investimento”: infatti, se la Tesla ne ha sofferto, altre sue aziende ci hanno guadagnato commesse ed affari negli Usa e all’estero.

In sintonia con il suo carattere un po’ istrionico, Musk se n’è andato con il botto, anche se, probabilmente, di questo avrebbe fatto volentieri a meno. Infatti, la vigilia del distacco dal Doge, SpaceX, la sua azienda spaziale, ha perso un’altra navicella Starship in un volo di prova: è la terza di fila. Il lancio era apparentemente riuscito, ma la navicella, senza equipaggio a bordo, è poi esplosa a metà del volo, sopra l’Oceano Indiano. Secondo il Washington Post, il fallimento compromette – o almeno allunga i tempi – del sogno di Musk di utilizzare Starship per raggiungere la Luna e poi Marte.

Il creativo imprenditore non s’è però lasciato abbattere e ha commentato il fallimento in positivo: “Starship ha raggiunto il limite di spegnimento previsto per i motori, un miglioramento rispetto all’ultimo volo. Inoltre, non c’è stata alcuna perdita significativa di scudi termici nella fase di salita … La cadenza di lancio per i prossimi tre voli sarà più rapida, circa uno ogni tre o quattro settimane”.

Ma chi è Elon Musk? 53 anni, è fondatore e proprietario di numerose società, fra cui Space X, che gestisce Starlink, Tesla, e altre, ed è divenuto proprietario di Twitter, da lui chiamato X.

Musk ha finanziato in modo robusto la campagna elettorale di Donald Trump per Usa 2024 e gli è stato accanto nelle prime battute del secondo mandato. Sposato tre volte – due con la stessa donna -, con 13 o 14 figli, avuti da varie madri diverse, anche con maternità surrogate, ha una vita personale molto intensa e movimentata.

Starlink, una costellazione di satelliti capace di fornire Internet ad alta velocità a tutto il Pianeta, è stato gratuitamente messo a disposizione dell’Ucraina, dopo l’invasione della Russia, ed è oggetto d’interesse dell’Italia e di molti altri Paesi.

La premier italiana Giorgia Meloni ha più volte mostrato vicinanza a Musk, invitandolo al Festival di Atreju e volendo che fosse lui a consegnarle un premio conferitole negli Stati Uniti.

Recentemente, Musk ha lanciato il Mega, Make Europe great again, uno slogan che evoca il Maga di Trump, Make America great again, ed ha preso posizione a favore, in Europa, di movimenti d’estrema destra, come il Rassemblement National in Francia e l’AfD in Germania.

 

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.